Palma: Sovraffollamento, analfabetismo, poche pene alternative

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Prision Cells at Old Idaho Penitentiary in Boise, Idaho

Finisce qui il mandato settennale di Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, e nella sua relazione annuale al Parlamento traspare la personale delusione perché
nulla sembra cambiato se non in peggio. 54.653 erano le persone detenute nel 2016 contro le 57.230 di oggi, 2.500 in più. Se la capienza delle carceri era già allora carente, il problema non può che essere aumentato giacché nell’arco dei sette anni i posti regolamentari in più sono stati soltanto mille.

Uno dei nodi non sciolti indicati dal Garante uscente sono le pene alternative per i reati minori. Il numero, infatti, di persone ristrette in carcere per scontare condanne molto brevi resta ancora molto alto. 1.551 le persone oggi in carcere per scontare una pena – non un residuo di pena – inferiore a un anno e altre 2.785 quelle con una pena tra uno e due anni. “È evidente – ha spiegato Palma – che una struttura complessa quale è quella carceraria non è in grado di predisporre per loro alcun progetto di rieducazione, perché il tempo stesso di conoscenza e valutazione iniziale supera a volte la durata della detenzione prevista. Non solo, ma questi brevi segmenti di tempo recluso sono destinati a ripetersi in una sorta di serialità che vede
alternarsi periodi di libertà e periodi di detenzione con un complessivo inasprimento della propria marginalità. La loro presenza in carcere, quindi, interroga il nostro tessuto sociale: sono vite connotate da una marginalità che avrebbe dovuto trovare altre risposte, così da diminuire l’esposizione al rischio di commettere reati”. Insomma, “per tali fragilità e conseguenti reati di minore rilevanza che determinano pene
molto basse, occorre prevedere strutture diverse con un legame molto più denso con il territorio”.

In crescita il numero dei suicidi

L’altro valore spia che non stiamo dando corpo al dettato costituzionale è l’alto numero dei suicidi, già 29 in questi primi sei mesi del 2023, tolti i 12 decessi per cause ancora da accertare, ma che molto
probabilmente rientreranno nella casistica. “Spesso – ha detto Palma – sembra essere la funzione simbolica dell’essere approdati in quel luogo – il carcere – a costituire un fattore determinante per tali decisioni
estreme: è quella sensazione di essere precipitato in un ‘altrove’ esistenziale, in un mondo separato, totalmente ininfluente o duramente stigmatizzato anche nel linguaggio dei media e talvolta anche delle
istituzioni, che caratterizza il luogo dove si è giunti, a essere determinante”.

Troppi analfabeti in carcere

E poi c’è il capitolo che riguarda i giovani. I numeri indicano che dal punto di vista quantitativo la situazione sembrerebbe essere restata invariata. Quelli ristretti negli Istituti penali per minorenni sono 390, altri 3.802 sono in messa alla prova. Complessivamente il servizio minorile ha in carico 14.473 minori o giovani adulti contro i 14.212 di sette anni fa. Ma ciò che è intollerabile per il Garante è che nelle strutture carcerarie persistano 5mila persone che non hanno completato l’obbligo scolastico e che, restringendosi ai soli italiani, ci siano 854 persone analfabete e altre 577 che non hanno concluso il ciclo di scuola primaria di primo livello. “Il primo intervento ‘trattamentale’ – ha sottolineato Palma – non risiede nella a volte fantasiosa proposta di progetti e attività, bensì nel dare istruzione e formazione. Perché sono queste a costituire il sostegno della consapevolezza che è preliminare all’assunzione della responsabilità, anche di ciò che si è commesso”. Il dato è parzialmente, però, compensato dai “1.427 iscritti ai corsi universitari, nei diversi Poli che si stanno diffondendo nella Penisola e che sono coordinati dalla Conferenza nazionale dei rettori”.

Residenze psichiatriche giudiziarie e Centri di permanenza per il rimpatrio

Infine, il Gnpl si è occupato “delle strutture aventi connotazione penale, dei servizi psichiatrici ospedalieri e della residenzialità di natura sociosanitaria e assistenziale”. 632 sono le persone accolte in Rems, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza che dal 2015 hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari, a fronte di altre 675 in lista di attesa e “di esse 42 illegalmente recluse all’interno di ben 25 carceri, senza titolo detentivo”. Per quanto riguarda i migranti, delle 6.383 persone che nel 2022 sono state
ristrette nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) soltanto 3.154 sono state effettivamente rimpatriate, “numeri piccoli rispetto al clamore frequente delle intenzioni annunciate”. “Quello che qui conta è che circa la metà delle persone trattenute (il 50,6%) – ha avvisato Palma – ha avuto un periodo di trattenimento detentivo senza il perseguimento dello scopo per cui esso era legalmente previsto”. “Il rischio è che la privazione della libertà dei migranti irregolari tenda a legittimarsi più come misura rassicurante della collettività che non come tassello efficace per una strategia che riesca a ridurre le situazioni di irregolarità di presenza nel territorio nazionale e i rischi conseguenti anche sul piano delle possibili connessioni criminali”.