Stipendi: il rischio di povertà con meno di 1.245 euro al mese

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Economia
  • Tempo di lettura:3 minuti di lettura
Al momento stai visualizzando Stipendi: il rischio di povertà con meno di 1.245 euro al mese

In un recente studio realizzato da Money.it, basato sui dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica, si afferma che “un lavoratore che guadagna meno di 1.245 euro netti al mese potrebbe trovarsi a rischio di povertà”. Si tratta di una soglia di retribuzione sotto la quale un singolo individuo, privo di altre fonti di reddito, entra in difficoltà economica.

Questo valore corrisponde al limite definito dall’Istat come il 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito medio equivalente in Italia, pari a 16.187 euro annui, come detto, per una sola persona senza altre fonti di reddito.

Povertà lavorativa

L’Italia si colloca ai vertici dell’Europa per quanto riguarda la povertà lavorativa, con l’11,5% degli occupati, secondo gli ultimi dati Istat, che si trovano in condizioni economiche difficili e l’8,2% dei dipendenti in povertà assoluta. I calcoli effettuati dall’Istituto mostrano che, per il biennio 2021-2022, il reddito mediano annuo in Italia era di 26.979 euro netti per famiglia, portando la soglia di rischio povertà a 16.187 euro annui, corrispondenti a 1.245 euro netti al mese su 13 mensilità.

Grave deprivazione materiale

Le famiglie monoreddito, soprattutto se composte da un solo componente, sono particolarmente a rischio. Le famiglie con più componenti che contribuiscono al reddito potrebbero superare comunque la soglia di rischio povertà. Tale pericolo persiste in presenza di una bassa intensità lavorativa o di una grave deprivazione materiale, fattore sintomatico di povertà nelle famiglie. Questa condizione scatta quando si verificano almeno 4 segnali su 9: essere in arretrato nel pagamento di bollette; essere indietro con il pagamento di affitto, mutuo o altri prestiti; non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione; non poter sostenere spese impreviste.

Strumenti di supporto

È evidente come nelle famiglie aumenti il ricorso a strumenti di contrasto alla povertà, a partire dall’Assegno di inclusione. Secondo l’Osservatorio statistico dell’Istituto di previdenza, la misura ha raggiunto in totale circa 1,7 milioni di individui per un importo mensile medio che a maggio ammontava a 618 euro. Per quanto riguarda il Supporto Formazione e Lavoro (Sfl), avviato lo scorso settembre e destinato ai beneficiari “occupabili”, al 30 giugno le domande accolte ammontano a 96mila, in prevalenza di donne e over 50 anni.

Famiglie più in difficoltà al Sud

Sul fronte del rischio povertà nelle famiglie, sempre secondo i più recenti dati Istat, il Sud Italia affronta maggiori sfide in termini di povertà familiare e individuale rispetto al Nord con differenze significative: nel 2023 al Sud l’incidenza della povertà rimane stabilmente più alta sia a livello familiare (10,3%) sia a livello individuale (12,1%); al Nord l’incidenza della povertà assoluta a livello familiare è rimasta sostanzialmente stabile (8,0%).