Un dibattito con Mastella, Follini e il contributo di Sciandivasci tra identità storiche, trasformismi e sfide attuali
Nella puntata di Sky Tg25 andata in onda sabato e dedicata al tema ‘Da Destra a Sinistra è corsa al Centro’, il dibattito ha messo in luce una delle questioni più discusse del panorama politico italiano: il ritorno di fiamma per il Centro come asse strategico e ideale. Tra gli ospiti, Gianfranco Rotondi, Presidente di Democrazia Cristiana con Rotondi, insieme a Marco Follini, il sindaco di Benevento Clemente Mastella e Simonetta Sciandivasci, giornalista de ‘La Stampa’. La discussione ha esplorato il passato, il presente e il futuro del centro politico, partendo da un’analisi storica per arrivare alle dinamiche attuali. “Ma non dovevamo morire democristiani?”, si chiedeva retoricamente un tempo, quando il sistema politico della Prima Repubblica ruotava attorno alla Democrazia Cristiana, il baricentro del potere.
Con l’avvento della Seconda Repubblica, però, la centralità della Dc si frammentò in una galassia di sigle: Ccd, Cdr, Udc, Udr, Udeur, una proliferazione che cercava di mantenere viva l’idea del centro ma che, nei fatti, sancì una perdita di compattezza e di capacità attrattiva. La Terza Repubblica, caratterizzata dall’emergere del Movimento 5 Stelle e dalla fine del bipolarismo, ha ulteriormente complicato lo scenario, creando un quadro frammentato e confuso in cui il centro sembrava ormai relegato ai margini. Eppure, oggi, sembra esserci una rinnovata attenzione verso il centro.
Identità precisa
Rotondi ha sùbito dichiarato: “Il Centro non esiste come categoria geometrica. Il Centro democristiano aveva un’identità precisa: la dottrina sociale della Chiesa, l’ispirazione popolare. Questo è il vero Centro”. Ha sottolineato che, sebbene il termine venga usato spesso, la Democrazia Cristiana non era semplicemente di centro, ma una realtà complessa che raccoglieva diverse istanze. “Non credo nel centro come categoria politica” ha aggiunto, criticando l’idea di semplificarlo a un mero posizionamento tra Destra e Sinistra.
Commentando la situazione politica attuale, Rotondi ha spiegato il suo ruolo nel Centrodestra: “Non sono iscritto a Fratelli d’Italia, ma siedo nel gruppo parlamentare perché ho fatto un accordo elettorale tra la Democrazia Cristiana, che guido, e Fratelli d’Italia: loro il 30%, noi lo 0 Virgola qualcosa. Si fanno anche queste cose”. Ha voluto evidenziare come Fratelli d’Italia non sia esclusivamente un partito di Destra: “Ridurre Fratelli d’Italia alla Destra significa non capire nulla della politica di oggi. È un contenitore in stile Seconda Repubblica, dove ci sono anche democristiani, liberali, socialisti e intellettuali”.
Rotondi ha inoltre posto l’accento sulle difficoltà di costruire una vera area centrista oggi. “Noi siamo troppo divisi e marginali,” ha ammesso, aggiungendo che, per rappresentare il centro, è necessario ispirarsi ai valori storici e alle radici popolari della Democrazia Cristiana. “Quello che manca oggi è proprio questo: un partito della nazione” ha osservato, sottolineando che nessuna forza politica attuale, né Fratelli d’Italia né il Partito Democratico, riesce a raggiungere una maggioranza ampia e coesa.
Mastella: “Non sono un trasformista, ma un viandante”
Anche Clemente Mastella, leader di Noi di Centro, ha affrontato il tema, respingendo l’accusa di trasformismo: “Democristiano significa trasformista? Assolutamente no. La mia teoria è quella del viandante: cammina, incontra un ostacolo e decide di girare a sinistra o a destra”. Mastella ha criticato i moralisti della politica, ricordando che anche partiti come il Pd e il Movimento 5 Stelle hanno stretto alleanze ritenute controverse. Ha inoltre rilevato che la sfiducia generale nei confronti dei partiti tradizionali ha portato a un’astensione elettorale significativa, che evidenzia la necessità di un ritorno al centro.
La polarizzazione sociale
Simonetta Sciandivasci, giornalista de ‘La Stampa’, ha sollevato un interrogativo sulla rilevanza sociale del centro, in un contesto dominato dalla polarizzazione: “Nella società esiste davvero una voglia di centro? Oggi viviamo in una polarizzazione continua: sui social, in TV, sembra di stare sempre in uno stadio” Secondo lei, il centro potrebbe rappresentare una ricerca di equilibrio e buonsenso, ma fatica ad attrarre i giovani, spesso più inclini a posizioni radicali.
Follini: “Il centro è storia e mediazione”
Marco Follini, ex Udc, dal canto suo, ha richiamato l’importanza storica del centro, evocando esempi come Cavour e l’unità d’Italia: “Il centro non è una moda, ma una storia. È un miracolo di mediazione e pazienza, virtù tipiche del centro”. Ma ha espresso preoccupazione per l’attuale radicalizzazione della politica e ha ribadito la necessità di costruire un dialogo tra le diverse parti.
In conclusione, Rotondi ha ribadito la sua visione critica verso l’idea di un centro generico: “Quando mi si parla di Renzi, Calenda, Lib o Lab vari, dico che ognuno ha la sua storia, ma la nostra identità è unica e forte”.