Intervista ad Anto Nafula Pignataro e la sua esperienza in Kenya

Noi non siamo soli, c’è sempre qualcuno che può illuminare la nostra strada anche quando la vita si fa veramente buia, basta non perdere mai la speranza. Ce lo ricorda un libro bellissimo scritto da Anto Nafula Pignataro, volontaria nella bidoville di Korogocho a Nairobi e i cui proventi sono destinati alle popolazioni africane.
Di cosa parla il suo libro, “La luna c’è sempre”?
È la storia vera di una giovane donna keniota che raggiunge la disperazione perché, dopo aver subito violenza fin da bambina, viene avviata suo malgrado alla prostituzione. Grazie, però, all’incontro con alcune persone speciali, dalle quali viene educata al senso di bello e di bene che c’è nella vita, trova la forza per sopravvivere al suo destino e riscattarsi. La luna diventa quella luce che tutti abbiamo dentro di noi e della quale ci possiamo riappropriare solo attraverso gli altri. Tutti noi abbiamo bisogno degli altri e tutti possono illuminare il sentiero di qualcun altro.
Mi sembra di capire che ci sia più di un messaggio importante tra le righe del suo racconto?
Si. Il primo è che non bisogna mai rinunciare, si cade ma ci si può rialzare, e l’altro è l’importanza di scoprirsi attraverso gli altri, il ricordo dei loro racconti, delle loro storie, delle loro emozioni, che è un principio base di Ubuntu, la filosofia propria dell’Africa bantu. La vita va vista come un lungo viaggio introspettivo, fatto di tanti incontri, che possono aiutarti a ritrovare la speranza. Si può sopravvivere a qualsiasi dolore se qualcuno ha avuto la voglia e la pazienza di “riempirti”, di restituirti l’archetipo del senso di bello. La luna a volte sembra sparire, ma sino a quando gli altri si faranno manifesti nella nostra vita, si potrà certamente affermare che “la luna c’è sempre”.
Forse ne abbiamo un po’ perso la capacità?
Sicuramente siamo diventati tutti un po’ frettolosi nei giudizi perdendo di vista la magnificenza dell’essere umano. Bisognerebbe guardare di più dentro le cose, conoscerle meglio prima di giudicarle. Questo vale per tutte le ondate xenofobe inaccettabili che si scatenano nelle nostre società, spinte dall’idea approssimativa che si ha degli altri, ma vale anche per la figlia della protagonista del mio libro che giudica la madre prostituta prima di sapere le ragioni che l’hanno obbligata a piegarsi al ricatto di un uomo spregevole.
 
Pensa che in Africa, spesso martoriata da tanti problemi, siano più capaci di sopravvivere alle difficoltà rispetto a noi?
Penso che ovunque, qui e lì, ci sia un grosso bisogno di spiritualità nel senso più ampio. Qui perché ci siamo impoveriti, lì perché è la lotta per la sopravvivenza purtroppo non lascia spazio alla riflessione.
Come è nato il suo rapporto con il Kenya?
Sono da sempre scout e quindi naturalmente vocata al “servizio,” ma è stato l’incontro con uomo speciale, Padre Alessandro Zanotelli, il famoso missionario comboniano, ad avermi cambiato la vita. La prima volta che portai i ragazzi del mio gruppo scout nello slum di Korogocho, Alex mi disse: “Cara Anto, hai conosciuto i poveri, ricordati che loro non ti lasceranno dormire”. E così è stato, tanto che, piano piano, ho lasciato tutto per dedicarmi a loro.
Lei infatti ha dato vita alla associazione “Huipalas Kenya Foundation”, di che si occupa?
Stiamo cercando di promuovere lo sviluppo locale in una zona rurale, per riuscire a sostenere i ragazzi che abitano nelle baracche della bidonville, creando un villaggio eco-solidale e autosufficiente. Coltiviamo i campi, alleviamo polli, facciamo marmellate e sott’oli e se ci riusciamo avvieremo presto una panetteria. La cosa urgente e importante sarebbe riuscire a far arrivare a kijiji, nome del nostro villaggio, la rete elettrica. Per questo ho scritto questo libro, il cui ricavato sarà devoluto per ultimare il progetto “Bethlehem – casa del pane”. Se qualcuno volesse contribuire può acquistarlo anche via web su: https://kurumuny.it/traversamenti/239-la-luna-c-e-sempre-9788885863200-anto-nafula-pignataro.html