A vincere il premio nazionale “Donne e sostenibilità” 2021 promosso da Istat in occasione del 7° Censimento generale dell’Agricoltura, è stata una produttrice di Barolo a Monforte d’Alba. Sara Vezza, figlia d’arte e vera “figlia della propria terra”, le Langhe, come si legge nella motivazione del premio, ha saputo trasformare la produzione dell’azienda di famiglia in 100% biologica, spingendosi fino ad adottare la tecnica della biodinamica. “Il profondo legame con la natura e l’impegno culturale – scrive la giuria – contraddistinguono il suo progetto, sviluppato grazie a un approccio virtuoso in ogni aspetto del lavoro”.
Suo anche il progetto «Adotta un filare» partito nel 2016, un modo per coinvolgere attivamente nel mondo della viticultura e nella natura gli amanti del vino e della Langa provenienti da tutto il mondo. A chi “adotta” viene affidato un filare e coinvolto durante l’anno in diverse attività del ciclo della vite, come la potatura e la vendemmia. Sara, che appartiene alla quinta generazione di contadini che coltivano vigne a Monforte d’Alba, ha realizzato il suo sogno di diventare vignaiola a soli 19 anni. Da allora cura una proprietà di 11,5 ettari coltivati con vitigni a varietà autoctone, principalmente Nebbiolo, Barbera, il raro Rossese Bianco, ai quali presto si aggiungeranno anche il Pinot Nero e Chardonnay per produrre Alta Langa, le bollicine piemontesi. Attualmente produce circa 70 mila bottiglie all’anno.
Tantissime storie di donne che si sono fatte largo in un mondo ancora al maschile
In concorso moltissime altre esperienze affascinanti di donne impegnate nell’economia green di questo settore. Come la ligure Giorgia Bocca, ideatrice di un progetto d’insediamento rurale e azienda agricola ecologica-sociale connessa con il territorio e la società civile. Recuperate le “fasce” coltivate, ha impiegato tecniche agricole naturali, aumentato la biodiversità, costruito filiere locali, attivata la raccolta e il riciclo dell’acqua, potenziate le reti locali con la comunità e frazioni vicine, incrementate le attività di accoglienza, eventi culturali e formazione. La storia di Federica Giglio, ci parla, invece, di Apicoltura sostenibile in Toscana. Collabora con l’azienda Apepak per creare un involucro in cotone e cera d’api – certificato biologico – usato per avvolgere gli alimenti che si conservano più a lungo grazie all’azione antibatterica della cera. Lo scopo del progetto è quello di creare meno rifiuti ed essendo utilizzato nelle cucine, ogni famiglia potrà dare il proprio contributo. Inoltre, la produzione è gestita dai membri di una Cooperativa Sociale che impiega persone con condizioni di handicap psichiatrico.
Elisa Leonori in Friuli Venezia Giulia ha puntato tutto sulle pratiche agronomiche ispirate alla permacultura, metodo di coltivazione che, sulla base di principi e strategie ecologiche, permette di progettare insediamenti agricoli simili agli ecosistemi naturali, e quindi in grado di mantenersi autonomamente e di rinnovarsi con un basso impiego di energia. Il suo progetto nasce nel 2017 a Udine, nella zona storica degli orti: una ricca collezione di varietà antiche di alberi da frutta insieme a piccoli frutti, vite da tavola, ortaggi e erbe aromatiche in regime biologico. Nella serra vengono autoprodotte, con grande attenzione verso la salute del suolo, le piantine nate da sementi di varietà locali o rare.
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