Sdegno in tutto il mondo libero e democratico per la decisione della Corte suprema russa che ha ordinato la chiusura della Ong Memorial, la più antica organizzazione per la difesa dei diritti umani russa fondata durante la perestrojka da Andrei Sakharov e che si occupa di commemorare le vittime del regime sovietico.
“È un agente straniero”, ha sostenuto in Aula il giudice Alla Nazarova, alludendo al fatto che l’associazione umanitaria riceveva fondi internazionali, un dato che la legge russa interpreta come una “azione contraria agli interessi della Russia”. L’accusa è di non aver contrassegnato tutte le sue pubblicazioni con l’etichetta di “agente estero” e di creare “una falsa immagine dell’Urss come stato terrorista e denigrare la memoria della seconda guerra mondiale”.
Appelli unanimi di Ue e Onu
“L’Italia esprime profonda preoccupazione – si legge in una nota della Farnesina – per la decisione della Corte suprema russa di chiudere l’Ong Memorial International, la cui opera è fondamentale per conservare la memoria del passato, in linea con i principi di libertà fondamentali sostenuti dal Consiglio d’Europa”. “La sua chiusura è un altro duro colpo alla libertà di espressione in Russia”, ha scritto la ministra degli Esteri britannica Truss su Twitter. Un “affronto ai diritti umani – aggiunge il segretario di Stato americano Antony Blinken -. La chiusura arriva in un anno in cui lo spazio per la società civile, i media e gli attivisti pro-democrazia in Russia si è ridotto mettendo in evidenza che i russi e la memoria dei milioni che hanno sofferto la repressione dell’era sovietica, meriano di meglio”.
Amnesty: “Cancellare il passato per controllare il futuro”
In difesa della Ong che ha lavorato instancabilmente per documentare le atrocità e la repressione politica compiute sotto il governo di Joseph Stalin e di altri leader sovietici si è subito schierata Amnesty International. “La scandalosa sentenza del 28 dicembre – ha dichiarato a La Discussione il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury -, con cui la Corte suprema russa ha ordinato la chiusura di una delle più prestigiose organizzazioni non governative per i diritti umani, seguita 24 ore dopo dalla chiusura dell’organizzazione sorella, il Centro “Memorial”, chiude indegnamente un anno di enorme pressione globale sui movimenti della società civile e sulle singole persone che si occupano di memoria, di verità e di giustizia, in Russia come altrove”.
“Custodire il ricordo, conservare le prove dei crimini del passato, ostinarsi a chiedere che i responsabili rispondano di fronte ai tribunali delle loro azioni – ha proseguito Noury – sono, non da oggi, ma sempre più oggi, attività considerate pericolose da molti governi. Si capisce, purtroppo, la loro logica repressiva: aggiornando Orwell al XXI secolo, il presidente russo Putin rende chiaro che cancellare il passato sopprimendo il presente consente di controllare il futuro”.