“Giuro fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica italiana”. Con il solenne giuramento previsto dall’articolo 91 della Costituzione, Mattarella ha assunto ufficialmente il suo secondo incarico a Presidente della Repubblica davanti ai grandi elettori riuniti nell’Aula della Camera. Accolto da un prolungato applauso, spesso trasformatisi in standing ovation durante il suo messaggio di quasi quaranta minuti, il neo Presidente ha ricordato le importanti sfide che ci attendono, richiamando tutti a uno sforzo congiunto per vincerle. La lotta al virus non è finita, ha ricordato Mattarella, e la ripresa del Paese deve consolidarsi, superando le disuguaglianze che si sono accentuate con la pandemia.
Le ragioni del suo sì
I giorni precedenti la sua rielezione sono stati travagliati per tutti, ha ammesso Mattarella, creando incertezze nei cittadini che attendono risposte alle emergenze sanitarie, economiche e sociali. Nel bisogno urgente di stabilità del Paese risiede la ragione del suo sì senza esitazione a questa inaspettata chiamata, accolta con profondo senso di responsabilità.
La dignità di un Paese
Se nel suo precedente discorso di insediamento la parola più ricorrente era stata “speranza”, in questo è stata “dignità”. Un vero e proprio decalogo di cosa vuol dire avere dignità per un Paese democratico e civile: lotta alla povertà, al razzismo e antisemitismo, al femminicidio ma anche al gap gender, alla tratta degli esseri umani, alla distrazione verso i problemi quotidiani di chi è disabile o degli anziani lasciati soli, alle morti sul lavoro, alla mafia e a chi fa finta di non vedere, ma anche carceri non sovraffollate e una informazione libera.
Ricucire lo strappo tra cittadini, rappresentanza istituzionale e magistratura
Un richiamo forte è stato indirizzato alle istituzioni perché si ricucia quel dialogo tra i cittadini e i loro rappresentanti: “Senza partiti e corpi intermedi il cittadino si sente solo e indifeso”, ha ricordato Mattarella. Il Parlamento deve recuperare il suo ruolo di luogo della partecipazione, del confronto e delle valutazioni, rispettandone i tempi senza compressioni. Ma anche la Magistratura deve restituire fiducia nella certezza del diritto, superando il timore che oggi alberga nelle coscienze di decisioni arbitrarie e imprevedibili. Autonomia e indipendenza sono necessarie ma altrettanto lo è una profonda riforma della giustizia, che deve restare estranea a logiche di appartenenza.
La centralità dell’Europa e del ruolo italiano. Appoggio a Draghi e a proteste giovanili
Infine, un invito a rilanciare una idea di Europa più forte e giusta, attraverso idee, proposte ma soprattutto coerenza verso la sua visione storica, basata su politiche di pace e rispettose delle parti e di cui l’Italia può essere protagonista. Rinnovato, poi, il suo personale appoggio a Draghi e al diritto degli studenti a protestare se preoccupati per il loro domani:” Doveroso ascoltare la loro voce”. Citando le parole del compianto Davide Sassoli, “la speranza siamo noi”, il Presidente ha concluso il suo discorso con un patriottico: “Viva la Repubblica, Viva l’Italia”.