Fisco più giusto, lotta alle disuguaglianze e taglio della burocrazia. Un condono per i contenziosi fiscali inesigibili, la riforma della Centrale rischi finanziari, la Crif la cui gestione e trasparenza dovrebbero essere di dominio pubblico, ad iniziare sul come sono gestiti i dati dei singoli cittadini e delle imprese. Gogne e restrizioni, spesso inique e ingiustificate, allontano i cittadini più che avvicinarli ad una cultura delle tasse e dello Stato
Fisco la riforma attesa
La riforma del fisco era e rimane tra gli obiettivi prioritari del Governo, finora poco si è fatto per ammettere che sia stata avviata una svolta vera e coraggiosa. Siamo ancora alle ipotesi che devono prendere forma. Intanto il mondo va avanti con notizie che portano il segno di profonde contraddizioni economiche e sociali.
Ricchi e poveri
Il 2022 si è aperto con notizie contrastanti e passate in sordina. Tra queste quella che i ricchi diventano più ricchi e, addirittura invocano di pagare più tasse, ed i poveri che diventano più emarginati e marginali nella rilevanza del dibattito istituzionale. L’indigenza non è più nella agenda del confronto politico e sociale. La povertà viene confinata a notizie di benemerite e salvifiche iniziative della Caritas o di Associazioni di volontariato che fanno il possibile per alleviare i disagi di una crisi sociale sempre più ampia. Per contro nell’anno appena trascorso una parte considerevole di italiani è riuscita a depositare nelle banche decine di miliardi di euro. Si tratta di risparmi che non sono investiti in consumi o in attività produttive, un cruccio per gli stessi istituti di credito che considerano questi depositi un peso improduttivo.
La crisi sociale
Abbiamo scritto e rilevato come per un insieme di minacciose concause: il perdurare della pandemia, i costi dell’energia, il rialzo dei prezzi delle materie prime, l’inflazione che cresce; si susseguano gli allarmi per i debiti delle famiglie e delle aziende, per quella miriade di piccole imprese che sono la struttura portante per l’economia il lavoro e il fisco. Siamo nella delicata situazione di due Italie che non comunicano, che diventano sempre più distanti e in contrapposizione. La spia più evidente di questo solco è data dalle richieste pressanti e urgenti delle Associazioni di categoria e sindacati che chiedono al Governo nuovi ammortizzatori, aiuti per settori in crisi, moratorie dei debiti, nuove rateazioni. L’idea che tutto possa essere messo dietro lo stendardo della crescita del Pil rischia di rimanere una illusione. Il tema
di una frattura sociale, di un cortocircuito tra chi è scivolato nella povertà e chi è indifferente allo stato sociale, potrebbe evolvere in uno scenario minaccioso di scollamento tra cittadini e istituzioni.
Debiti e fisco
Servirà realismo nel constatare che per ridare fiducia alle famiglie, ai singoli cittadini e alle imprese l’unico modo è capire perché milioni di loro sono impelagati con il fisco. Perché la stragrande maggioranza non riesce a far fronte al peso crescente di imposte e bollette. Bisognerà fare chiarezza su che tipo di debito che hanno nei confronti dello Stato, con il cosiddetto magazzino fiscale dell’Agenzia delle entrate e riscossioni. Perché ad esempio sono crediti inesigibili, secondo una stima prudenziale si tratta di oltre 900 miliardi di euro. Una cifra che nessun Governo riuscirà ad riavere per le casse pubbliche. Il motivo è semplice, a parte i grandi evasori e i buchi economici creati da grandi aziende statali, per lo più nel “magazzino” ci sono multe per piccoli importi, ci sono imposte non pagare, bollette a carico di persone che non sono più in vita, di imprese fallite, di cittadini che pur volendo non hanno risorse economiche per pagare. Allora inutile far finta di non sapere.
Un condono giusto
Meglio affrontare il problema che ha un’unica soluzione, un condono tombale. Sarà necessario azzerare il passato per ridare fiducia verso il futuro. Nel contempo sarà giusto e necessario che il Governo approvi nuove regole, realizzi un fisco che sappia essere tempestivo, semplice e giusto. Gli italiani non sono un popolo di evasori ma di cittadini e di imprese che pagano una tassazione fin troppo elevata, e purtroppo, finora anche incomprensibile.