Per raffreddare il caro bollette il Governo ha investito in totale 11 miliardi di euro. Un maxi impegno finanziario unico nel suo genere, per arginare i rincari energetici di famiglie e imprese. Uno sforzo che tuttavia, rappresenta 1 terzo dei reali incrementi del prezzo delle bollette che nei prossimi sei mesi si abbatteranno su famiglie e imprese Italiane. Per ora le cifre rimangono legate solo alla dipendenza dell’Italia alle fonti estere ed ai prezzi in crescita. Mentre l’effetto della produzione nazionale si sentirà tra un anno.
Un calcolo che non tiene conto di una guerra tra Russia e Ucraina che farebbe impennare i costi a livelli da economia bellica, e quindi “spaventosamente elevati”.
L’impegno del Governo
L’Esecutivo ha approvato venerdì scorso una nuova misura da 6 miliardi di euro per mitigare il caro bollette. Nel merito i calcoli sono stati fatti con una proiezione relativa al primo semestre di quest’anno. Secondo l’Ufficio studi della società di analisi socio economiche, Cgia di Mestre le famiglie e le imprese dovranno comunque farsi carico di un rincaro da 33,8 miliardi di euro. Una cifra considerevole che per ora non è nei calcoli dei bilanci di famiglie e aziende. Saranno mesi duri e in balia di nuovi rialzi.
Come cresceranno i costi
Come si è giunti a questo risultato indicato dalla Cgia? Rispetto al 2019, la Società di analisi, stima per il prossimo giugno un aumento del costo delle bollette di luce e gas di 44,8 miliardi di euro, di cui 15,4 in capo alle famiglie e 29,4 alle imprese. “Se dall’importo complessivo”, evidenzia il Centro studi, “di 4,8 miliardi, storniamo le misure di mitigazione messe in campo con la legge di Bilancio 2022 (3,8 miliardi), quelle introdotte nel decreto per il contrasto ai rincari energetici del 21 gennaio scorso (1,7 miliardi) e i 5,5 miliardi approvati adesso(importo, quest’ultimo, al netto degli aiuti erogati a Regioni e enti locali), l’extra costo da pagare rimane di 33,8 miliardi di euro: 8,9 sulle spalle delle famiglie e 24,9 su quelle delle aziende”.
Cosa accade fuori dall’Italia
Secondo l’Ufficio studi della CGIA, “il Governo dovrebbe essere più incisivo, così come hanno fatto molti altri paesi europei. Spagna e Francia, ad esempio, hanno imposto dei tetti agli aumenti delle bollette per un periodo temporaneo. Polonia, Portogallo, Grecia, ed Estonia, invece, hanno previsto anche sconti o azzeramenti totali delle tariffe di rete, rinviandone nel tempo gli aumenti o ponendoli a carico del bilancio dello Stato”
Ridurre la dipendenza
In questi ultimi mesi è stato sottolineato che nel medio periodo dovremo ridurre la dipendenza energetica dall’estero, aumentare la produzione di gas in Italia e proseguire sulla strada degli investimenti sulle fonti rinnovabili. “Famiglie e imprese, però, necessitano di misure in grado di calmierare immediatamente il caro bollette; nonostante gli 11 miliardi messi a disposizione per l’anno in corso, lo sforzo non appare ancora sufficiente”, calcola la Cgia, “Nell’immediato, forse, basterebbe un annuncio per far crollare i prezzi dei prodotti energetici. Certo, la materia è delicatissima e gli equilibri geopolitici sono molto fragili, ma se la Germania, chiaramente dopo il benestare degli Stati Uniti, desse l’assenso all’apertura del Nord Stream 2, questa nuova conduttura permetterebbe al gas russo di arrivare in Europa attraverso il Mar Baltico, bypassando l’Ucraina. Una decisione che, oltre avere degli effetti economici positivi immediati, probabilmente allenterebbe anche la tensione e i venti di guerra che stanno soffiando tra Mosca e Kiev”.
Estrazioni, corsa a ostacoli
Il decreto Bollette di venerdì 18 prevede un aumento di produzione di gas nazionale per ridurre la dipendenza energetica. Il programma però dovrà tenere in considerazione il nuovo Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee), il gas aggiuntivo si potrà estrarre dai giacimenti che “ricadono in tutto o in parte in aree considerate idonee nell’ambito del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee”. In altri versi non in grandi giacimenti scoperti e poi bloccati ma da quelli esistenti che sono pochi e di bassa portata definiti “sfiatati”. Così l’idea che si possa intervenire in modo efficace e rapido sfuma. Le autorizzazioni per potenziare i giacimenti impiegheranno dai 10 mesi ai 3 anni. E se benefici ci saranno arriveranno nel 2023. Un tempo lontano con un 2022 ancora tutto da affrontare.