Ottavo giorno di guerra, continua lo sforzo internazionale per fermare l’invasione russa dell’Ucraina. In Italia entrambe le Camere votano la risoluzione bipartisan con la quale l’Italia si impegna a dare il proprio contributo in termini di risorse militari e aiuti finanziari, una linea d’azione illustrata da Draghi – “L’Italia non si volterà d’altra parte”, ha dichiarato il Premier – condivisa da tutte le forze politiche eccetto Sinistra italiana. Intanto Zelensky interviene al Parlamento europeo. “Stiamo pagando un prezzo altissimo”, ha detto il presidente ucraino, per difendere la libertà di tutti. “Sono contento di vedere che l’Europa sia così unita”, noi siamo come voi, siamo europei. Il Parlamento risponde con un grandissimo applauso e vota a favore della richiesta da parte del Governo di Kiev di entrare a far parte a pieno titolo dell’Unione. Un atto più che altro formale, il cui iter sarà comunque lungo e che dovrà compenetrare diverse sensibilità.
Crimini di guerra avviata inchiesta dalla corte dell’Aja
All’Aia Karim A. Khan, uno dei giudici istruttori della Corte Penale Internazionale, ha annunciato l’avvio di una inchiesta per valutare se siano stati compiuti crimini di guerra e contro l’umanità da parte della Russia nell’invasione dell’Ucraina, soprattutto dopo il sospetto che i russi stiano usando le cosiddette “bombe a grappolo” che non lasciano scampo ai civili e bandite per questo dai Paesi Onu. Nel frattempo, la Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo, organismo di cui anche Mosca fa parte, ricorre a un provvedimento di urgenza esortando la Russia ad astenersi dagli attacchi militari contro i civili e gli oggetti civili, compresi gli edifici residenziali, i veicoli di emergenza e altri obiettivi specialmente protetti come scuole e ospedali. Un intervento sollecitato da Kiev che chiede l’esclusione di Mosca da questo organismo.
Parallelamente, il Segretario di Stato Usa Antony Blinken suggerisce l’idea di espellere la Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra durante un discorso davanti al Consiglio. “Ci si può ragionevolmente chiedere se uno Stato membro delle Nazioni Unite che cerca di impossessarsi di un altro Stato membro delle Nazioni Unite – mentre commette orribili violazioni dei diritti umani e causa enormi sofferenze umanitarie – debba essere autorizzato a rimanere in questo Consiglio”.
Trattative a un punto morto, Mosca non rinuncia ai suoi obiettivi
Anche la Cina si decide a deplorare pubblicamente l’invasione di un Paese sovrano, sebbene non applichi le restrizioni economiche per non rovinare i rapporti con entrambi i Paesi in guerra, ma si candida come mediatore nelle trattative. Trattative che allo stato attuale registrano uno stallo di fronte alle richieste considerate inaccettabili dalla comunità internazionale di Putin, ossia la rinuncia perenne da parte di Kiev di far parte dei Paesi Nato, la sua neutralità militare e il riconoscimento internazionale della annessione della Crimea a Mosca.
Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha precisato che l’Ucraina “crede” nella diplomazia ed è disposta a prendere parte a un nuovo round di colloqui a patto che dalla Russia non vengano ultimatum. Secondo fonti russe un nuovo round di incontri negoziali sarebbe fissato per oggi anche se l’obiettivo resta fermo. Lo ha spiegato molto chiaramente il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, intervenuto ieri alla Conferenza sul disarmo dell’Onu in corso a Ginevra. “È necessario – ha detto – il ritiro della ‘formula di Bucarest’, secondo cui l’Ucraina e la Georgia diventeranno membri della Nato”, sottolineando l’importanza di riportare le infrastrutture militari del Patto atlantico allo stato del 1997, quando fu firmato l’atto costitutivo del Consiglio Russia-Nato.