“Gli scenari di guerra sono per prima cosa all’interno delle nostre coscienze”. Queste le dure parole con cui Padre Ripamonti ha aperto la presentazione del Rapporto annuale sui migranti del Centro Astalli che da 40 anni si occupa di accoglienza dei profughi richiedenti asilo in Italia e che collabora con le istituzioni per rendere loro i servizi pubblici più accessibili. Un monito che esprime il disappunto del gesuita perché, “nonostante un sostanziale calo delle richieste d’asilo su scala mondiale (quest’anno circa un quarto rispetto a due anni fa), l’Europa continua nella sua politica miope di chiusura delle frontiere”. “Solo l’emergenza dei rifugiati della guerra in Ucraina ha portato all’applicazione di direttive comunitarie varate ben vent’anni fa [la protezione temporanea regolata dalla direttiva 55/2001. Ndr] – ha sottolineato Padre Ripamonti – una misura che in questo lungo periodo è rimasta inapplicata, nonostante si siano registrati flussi massicci di persone in fuga verso l’Europa per conflitti o gravi violazioni dei diritti umani”.
Cardinale Hollerich, il Mediterraneo stessa emergenza dell’Ucraina
Anche il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione Conferenze episcopali Ue, intervenuto in video causa Covid alla presentazione del rapporto annuale del Centro Astalli, non ha usato giri di parole nel commentare i 24.600 migranti morti soprattutto nel Mediterraneo: “Questo è semplicemente inaccettabile, una vergogna per la nostra civiltà. Non possiamo accettare che il Mar Mediterraneo diventi un enorme cimitero”. “La terribile, disumana e ingiusta guerra in Ucraina – ha continuato il cardinale – ha scosso le coscienze dei cittadini dei nostri Paesi. Ma nel mezzo di questa tragedia incontestabile, vediamo con speranza come esponenti politici hanno reagito in modo positivo riguardo agli oltre 4 milioni di ucraini che cercano protezione internazionale dimostrando che volendo, gli strumenti giuridici si trovano per fornire accesso al territorio dell’Unione Europea e garantire i diritti fondamentali dei rifugiati”.
Raddoppiati i profughi del mare
Nel 2021 sono stati 67.040 i migranti arrivati in Italia via mare, quasi il doppio rispetto ai 34.154 dell’anno scorso. I minori stranieri non accompagnati sono stati 9.478, a fronte dei 4.687 del 2020. Ancora oggi circa due migranti su tre sono ospitati nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria pensati per far fronte all’arrivo dei grandi numeri. Lo dice il Rapporto annuale del Centro Astalli. Il sistema dell’accoglienza diffusa (Sai), con piccoli numeri e progetti d’integrazione più mirati, come la formazione, l’assistenza legale e sanitaria, l’orientamento al lavoro, accoglie solo circa 25.000 persone delle 76.000 presenti nelle strutture convenzionate.
Quasi tutte le donne seguite dal servizio di ginecologia del Centro, provenienti soprattutto da Nigeria, Senegal ed Eritrea, hanno subito torture, violenza di genere o abusi, nei Paesi di origine o durante i viaggi. “Una sottolineatura doverosa – si legge ancora nel Rapporto – riguarda coloro che hanno vissuto l’esperienza del carcere in Libia: in modo pressoché unanime raccontano di abusi, violenze e persecuzioni. Nel 2021 si sono aggiunti a loro i migranti che sono riusciti ad arrivare in Italia passando dai Balcani e che raccontano di percosse e violenze da parte di forze dell’ordine nel tentativo di respingerli”.
Papa Francesco: “L’Unione europea sia responsabile, no a torbidi accordi”
Il vice ministro agli Affari esteri e cooperazione internazionale, Marina Sereni, ha ammesso le difficoltà a dialogare con istituzioni instabili come quelle in Libia, dove convivono due governi e due eserciti, ma con la quale noi abbiamo appena rinnovato gli accordi di supporto alla guardia costiera per calmierare le partenze. Papa Francesco a Malta è stato chiaro: “Non possiamo fare accordi con malviventi che schiavizzano le persone”. Per il vice ministro la soluzione al problema dei migranti resta la cooperazione e lo sviluppo nei territori di provenienza dei profughi, auspicando un progressivo aumento degli aiuti internazionali.