Come mantenere la transizione verde in carreggiata mentre si cerca di sfuggire al destino di una nuova crisi economica? È la domanda dalla quale è partito il “Forum on Climate Change” promosso da Ispi in collaborazione con Oecd, Kpmg ed Edison. La guerra in Ucraina sta disegnando uno scenario diverso rispetto ai giorni della Cop26 perché l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas stanno danneggiando la ripresa economica globale e sollevano interrogativi sul futuro della transizione energetica. Nel breve termine i Paesi che dipendono fortemente dalle importazioni di energia rischiano di subire danni ma per qualcuno questa circostanza potrebbe essere vista come un’opportunità per accelerare il ritmo della transizione, a condizione che vengano mobilitate risorse finanziarie sufficienti.
La guerra non cambia l’urgenza di ridurre le emissioni “Non ci sono motivi per rallentare o ridisegnare il PNRR, che anzi deve essere accelerato proprio per il momento di crisi che stiamo vivendo – ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, intervenendo al Forum – Davvero non capisco quelli che dicono che occorrerebbe farlo a causa della guerra. Al contrario: dobbiamo accelerare”. Il ministro ha anche sottolineato che la transizione green prevista dal Next Generation Eu e dai piani nazionali “è fondamentale anche per aumentare la nostra indipendenza energetica” e che se “possiamo avere una serie di problemi specifici, accelerare è quello che abbiamo intenzione di fare”. Dello stesso avviso Helen Mountford, della Fondazione Climate Works: ”Nel breve termine, dobbiamo evitare la carenza di energia, ma per il medio termine è davvero il momento di decidere soluzioni di energia pulita e indipendenza energetica”. “A lungo termine – ha confermato Johannes Wiegard, Responsabile di Strategy Policy & Review Department di IMF – ciò che conta per la transizione verso l’energia verde sono le politiche di mitigazione, e questo non cambierà, a causa del conflitto in Ucraina”.
Occorre investire di più in infrastrutture
L’Ispi ha ricordato che il 2021 ha segnato una pietra miliare nella lotta globale ai cambiamenti climatici e che, in vista della COP27, sono già stati presi alcuni importanti impegni nel percorso verso la decarbonizzazione. Tuttavia, molto resta da fare, sono stati fissati obiettivi a lungo termine, ma è fondamentale iniziare a metterli in atto attraverso un’azione tempestiva ed efficace a breve e medio termine. Occorre anche trovare un equilibrio tra la transizione verde e la necessità di una ripresa resiliente. “Il vero problema del processo di transizione verde – ha dichiarato Mike Hayes Responsabile della Global Decarbonization Hub Lead di Kpmg – è il sottoinvestimento in grandi infrastrutture: bisogna pensare al capitale privato nelle grandi infrastrutture”.
Più innovazione tecnologica alla base dei progetti green
Le risorse finanziarie dovrebbero essere convogliate verso progetti “verdi” attraverso schemi e strumenti innovativi e dovrebbero essere messi a disposizione maggiori fondi pubblici/privati per i Paesi a basso e medio reddito. Per Nicola Monti, amministratore delegato di Edison, “se vogliamo decarbonizzare completamente la nostra economia, dobbiamo indirizzare i nostri sforzi verso l’innovazione e la tecnologia”. “Le questioni relative al clima, all’energia e all’ambiente – ha concordato Hoetki Handajani Soejachmaen, Direttrice dell’Istituto di Ricerca per la decarbonizzazione indonesiano – sono strettamente correlate: è necessario che le affrontiamo in modo molto completo”.