Incorreggibili evasori o persone e famiglie sempre più in difficoltà economiche? È domanda che ci si pone, dopo l’ennesimo flop della Rottamazione ter, che segna ancora una volta il distacco o l’impossibilità dei morosi di far pace con il fisco. Nel contempo la politica rilancia le richieste di una nuova rateizzazione. In Parlamento si muovono già le iniziative di Lega e Movimento 5 Stelle, ma anche altri partiti intendono aderire, alla proposta di una Rottamazione quater per le cartelle esattoriali. Una richiesta che, come le altre, si tradurrà in sconti sugli insoluti, su nuove rateizzazioni, e la speranza che le casse pubbliche ne traggano un vantaggio.
Uno sguardo sui conti
Il problema su cui con attenzione si guarda in modo realistico riguarda le tasche degli italiani sempre più vuote. Le difficoltà dal 2019 – anno in cui la rottamazione ter doveva far presa – ad oggi non sono certo cambiate per persone e famiglie in difficoltà. Le disponibilità finanziarie si sono appesantite di molto con due anni di pandemia, di restrizioni, e per molti lavoratori autonomi e imprese di introiti economici che non ci sono stati. Oggi sappiamo che il 2022 sarà un anno difficile e inedito. Di certo però ci sono solo gli aumenti dei prezzi, l’inflazione che sale, il record dei costi dell’energia. A gravare ancora di più sulle scelte sono le nuove incertezze non più sul futuro ma addirittura sul domani, visto che i prezzi dei generi alimentari e altri beni di prima necessità, subiscono ritocchi all’insù quotidianamente. I conti visti nel versante dell’Agenzia sono una spia delle difficoltà. Alla Rottamazione ter o nel Saldo e stralcio erano interessati oltre mezzo milione di cittadini, ma ad aver aderito è stata una quota sotto i 250mila persone. Meno della metà. Per l’Agenzia delle Entrate e Riscossione (Ader) significa un introito molto meno di quello preventivato, ossia 2 miliardi e 450 milioni. Il totale della somma già scontata di chi non aveva versato le rate del 2019 nel 2020 sia quelle del 2021. Il nodo rimane lo stesso, ed è chiaro sia dell’Agenzia sia ai partiti.
In quattro anni solo guai
Debiti e insoluti, nei due anni di pandemia e nei problemi di oggi, si sono aggravati.
Non sono cambiate in meglio le situazioni di ristrettezze economiche e di lavoro dei morosi. La situazione peggiora e quindi inutile far finta di non sapere.
Se non ha funzionato lo sconto offerto per la terza volta e a ribasso dallo Stato il motivo è semplice. Le persone non hanno soldi nemmeno per ridurre e rateizzare quei pagamenti sotto i mille-duemila euro. Oppure chi ha iniziato poi non è riuscito a stare al passo dei pagamenti. Le scelte che l’Agenzia dovrà fare sono obbligate, chi non ha pagato dovrà vedersela con il ritorno delle richieste. Significa che saranno riattivate tutte le misure fiscali e le procedure esecutive. Ovvero pagare tutto il debito residuo tornando ad aggiungere sanzioni e interessi, e sarà inoltre tolta la possibilità di dilazionare l’importo. È la scelta obbligata dell’Agenzia. Naturalmente non è come spesso si osserva, ossia gli italiani popolo allergico al fisco. I motivi sono più complessi della semplice idea che non si voglia pagare. La tassazione, va ricordato, aumenta, le spese crescono mentre gli stipendi sono fermi. Sempre più persone e famiglie sono lambite dalla precarietà. Mentre la maggior parte dei lavoratori autonomi sono alle prese con una caduta degli introiti. Basta seguire gli aggiornamenti dei Centri studi delle Associazioni di categoria per comprendere l’ampiezza di una crisi che non accenna ad allentare la sua morsa.
La via: lavoro e azzerare i debiti
Il Governo e lo stesso presidente del Consiglio hanno fatto molto, e nuovi prossimi incentivi ci saranno negli assegni dei pensionati e nelle buste paga dei lavoratori. Tuttavia i soldi dati non basteranno a coprire le difficoltà passate e quelle presenti. Lo abbiamo già affermato. Il problema come ha sottolineato il direttore dell’Agenzia entrate e della riscossione ha assunto le dimensioni che tocca al Parlamento decidere. Del famoso magazzino fiscale degli insoluti si è parlato molto anche di recente. La cifra ha superato i mille miliardi. Per ridare fiato e prospettiva a famiglie e imprese non serviranno le rateizzazioni, sarà necessario un condono tombale per ripartire. Azzerare suona male, e fa ancora più male a quei cittadini che hanno pagato, ma inutile affrontare il problema senza una visione realistica di ciò che si mostra con chiarezza.
Attenti alla “Bomba sociale”
Adesso si attende la scadenza del 8 agosto per le rate del 2021, poi quella fino al 30 novembre prossimo con 5 giorni di tolleranza che pongono un nuovo limite al 5 dicembre. Se anche entro quella data le rate relative al 2022 non dovessero essere corrisposte all’erario, si potrà parlare di flop vero e proprio. Pochi mesi ancora per ragionare, valutare i nuovi dati ma poi bisognerà decidere. Servirà coraggio e buon senso. La politica ne sta prendendo atto. Maturerà presto il tempo della scelta. Andare avanti con i sussidi non servirà. Si realizzino le riforme, si crei lavoro stabile, si diano più occasioni di crescita, e di chiuda con il passato. L’inizio può essere molto meno difficile del stare a chiedere dei soldi che non si hanno ed attendere che scoppi una pericolosa “bomba sociale”.