Uno dei rischi insiti nella guerra in atto nel cuore dell’Europa è che in Italia il Pnrr venga trasformato in uno strumento per la gestione dell’emergenza. In realtà non va persa di vista la prospettiva reale, di una grande opportunità temporanea per dotarsi di “masse critiche che poi devono restare e diventare la spina dorsale su cui aggiornarsi e migliorare”, come ha ricordato anche la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, intervenuta al convegno Tech Economy Hub, de Il Sole 24 Ore e del Politecnico di Milano.
31 MLD a istruzione e ricerca
A questo scopo, il Pnrr punta molto sulla formazione e l’innovazione, prevedendo, lo ricordiamo, 40 mld per la digitalizzazione, di cui 31 mld per istruzione e ricerca. Di questi, 1,6 miliardi sono stati destinati alla creazione di 5 Centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera su altrettante tematiche: Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; Tecnologie dell’Agricoltura (Agritech); Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA; Mobilità sostenibile e Bio-diversità. “Questi Centri – ha ricordato Messa – hanno lo scopo di costruire un sistema per mettere insieme ricerca e imprese per generare ricchezza e benessere, ma anche per creare nuove figure che dovranno prendere in mano queste progettualità’.
Due tipi di centri di formazione
Per la formazione sono state immaginate dal Governo due tipologie di centri: centri di formazione per gli insegnanti e centri digital Hub, strutture di riferimento, sparse su tutto il territorio, che detteranno la linea sui temi di ricerca e formazione. Si lavora anche riformare i corsi di laurea e renderli più trasversali con la nuova riforma delle classi. L’intento è potenziare “una ricerca che sappia innovare, generare ricchezza e benessere, e formare le nuove figure che prenderanno in mano poi questa progettualità”.
Il digitale alla base del lavoro da remoto e dell’accesso ai servizi
Il futuro richiede di acquisire competenze a 360 gradi nelle Tlc e puntare su nuovi mestieri. Occorre investire sulla formazione perché il lavoro presenterà una nuova matrice ibrida, a metà tra presenza e distanza, attraverso il digitale. Occorrerà orientare i ragazzi sulle competenze nuove e in questo la scuola dovrà avere un ruolo fondamentale. Sarà, anche, necessario accompagnare le persone di una certa età con investimenti straordinari da destinare alle competenze. “Quello che abbiamo fatto – ha spiegato Messa – è stato stimolare i centri di formazione e le università a dedicare parte della loro formazione alle competenze digitali e tecnologiche in tutti i corsi di laurea. Le competenze di base generali vanno fornite a tutti”.
Milano, una best pratice
Un modello nell’ambito della Amministrazione Pubblica sembra essere rappresentato dal Comune di Milano che sta cercando creando reti di collaborazione e di partnership tra istituzioni, centri di ricerca, eccellenze e sindacati per far sì che la città sia territorio di attrazione e di retention per talenti. Per continuare a sviluppare innovazione, il Comune ha già investito in questi anni 45 milioni di euro in hub, incubatori e luoghi di co-working.