In Paese in difficoltà, che vive sotto il peso delle crisi geopolitiche ed energetiche, del vortice di instabilità generato della aggressione della Russia contro l’Ucraina, dei riflessi economici duri per famiglie e imprese con la corsa dei prezzi e dell’inflazione. In un Paese dove la politica negli ultimi anni non riesce a fare sintesi sui grandi temi nazionali, ci sono persone che lavorano con umiltà, saggezza e lungimiranza. Sono i “servitori dello Stato” a cui le istituzioni e i cittadini devono molto, o, almeno l’attenzione per chi propone idee e soluzioni. Parliamo del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini uomo colto, pacato e dialogante, che in questi mesi difficili non ha fatto mancare le sue riflessioni e indicazioni su come migliorare il fisco e i pagamenti. Cosi come il presidente dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, Pasquale Tridico che, sul contrastato tema della riforma delle pensioni e sulla flessibilità di uscita dei lavoratori, ha presentato proposte e calcoli convincenti.
A servizio dello Stato
Ruffini e Tridico naturalmente si muovono sul terreno difficile della valutazione non ideologica dei fatti e delle proposte. Sanno che i partiti sono ipersensibili alla invasione di campo e del loro perimetro di battaglie spesso fatte di polemiche che non arrivano al giorno dopo. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate e quello dell’Inps, invece, si sono mossi per sciogliere i nodi e non per aggrovigliarli. Abbiamo alcuni esempi che possono essere indicativi di come i loro ragionamenti sono di assoluto interesse.
Riscossioni impossibili
Dice Ruffini parlando al recente Festival Internazionale dell’Economia – dove ha presentato il suo libro “Uguali per Costituzione. Storia di un’utopia incompiuta dal 1948 a oggi”, a cura di Feltrinelli, recensito anche sulle colonne de La Discussione, – che in Italia ci sono circa 19 milioni di soggetti con almeno una cartella esattoriale: “Hanno fatto i maramaldi per tanti anni, usiamo strumenti che li facciano rientrare in carreggiata”. Indubbio che il direttore delle tasse debba pensare a come riscuotere ma in Ruffini c’è un atteggiamento di apertura verso modi, tempi, e soprattutto verso accertamenti che sappiano essere pronti al dialogo. “La cosa a cui tengo di più è la riorganizzazione delle norme. Prima bisogna fare ordine, poi si può vedere quali norme si possono cambiare. Altrimenti si fa altra confusione”. Fare ordine per dirimere la giungla contributiva è un grande passo avanti. C’è di più. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate in audizione presso la Commissione sul federalismo fiscale, ha lanciato un allarme sulla inadeguatezza del sistema della riscossione. “Il magazzino dei crediti non riscossi attualmente ha sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro”, ha riferito Ruffini, aggiungendo “Siamo l’unico Paese del mondo Occidentale ad avere un magazzino con crediti di 22 anni: un magazzino così, è ingestibile”. Da parte nostra vista la situazione dell’Italia e dei debitori – tolti i grandi evasori seriali – si tratta per lo più di famiglie e piccole imprese che si sono trovate di fronte a passate e presenti difficoltà, la via migliore sarebbe il condono e ripartire. Ruffini ha tuttavia posto nelle mani del Parlamento la ricerca di una soluzione. “Nessun paese Occidentale mantiene un magazzino di 22 anni di crediti non riscossi”, calcola Ruffini sottolineando che si tratta, “di 130-140 milioni di cartelle per 230 milioni di crediti da riscuotere relativi a circa 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo”. A gestire questo magazzino sono 8mila funzionari, un numero “non adeguato” perché Agenzia delle Entrate-Riscossione “è per legge”, ha spiegato Ruffini, “calibrato per gestire un magazzino di tre anni”. Insomma non ha indorato la pillola, ha posto il problema ed ha chiesto al Parlamento di prendere atto della situazione. Tocca alla politica dare risposte, non solo al direttore dell’Agenzia delle entrate ma a tutti gli italiani, ai cittadini morosi e a quelli leali con il fisco. Vedremo cosa farà la politica. Se avrà il coraggio di prendere decisioni.
Pensioni il Piano Tridico
Sul versante pensioni e previdenza invece troviamo le indicazioni del presidente Tridico. Partiamo dalla sua proposta per la flessibilità in uscita dei lavoratori che hanno superato i 62-63 anni. Tridico l’ha presentata ufficialmente nel mese di ottobre 2021 con tanto di slide in un’audizione in Commissione Lavoro della Camera. In 12 mesi è l’unica proposta perseguibile, perché mette assieme le esigenze dei sindacati che vogliono la riduzione dell’età pensionabile e quelle del Governo che vuole conti in ordine senza sperperi e disuguaglianze. L’idea del presidente Inps è semplice, prevede l’erogazione di una parte dell’assegno previdenziale al momento dell’uscita anticipata dal mondo del lavoro a 63-64 con gli anni di contributivo e la corresponsione della seconda parte, quella del retributivo, al raggiungimento dei 67 anni di età. A conti fatti ne potranno usufruire 332 mila persone nel periodo 2023-2027, con costi stimati su circa 4 miliardi di euro, e un risparmio per lo Stato di 2 miliardi dal 2027 al 2031.
Il Piano Tridico affronta solamente un aspetto, quello della flessibilità in uscita, mentre il Paese ha necessità di una riforma organica e ampia delle pensioni.
La politica di svegli
Certo possiamo sempre dire che serva “ben altro”, ma intanto Ruffini e Tridico la loro parte l’hanno svolta. Con competenza e a servizio dello Stato. Potevano anche non dire nulla e pensare alle loro carriere personali come fanno in molti. Noi intanto dopo aver elogiato due protagonisti delle istituzioni, aspettiamo che la politica si svegli dai capricci dei singoli e inizi a decidere veramente come mettere in salvo il Paese.