Caldo, afa, siccità e mancanza di escursione termica tra il giorno e la notte hanno messo a dura prova i nostri vigneti, tanto da costringere i viticoltori ad anticipare la vendemmia di almeno una decina di giorni per salvare il salvabile, “la vendemmia più anticipata di sempre”, dice Coldiretti. Secondo le stime previsionali la produzione nazionale di quest’anno subirà un calo dal 10% al 20% a seconda dei territori, pari a una media di 45,5 milioni di ettolitri di vino in meno, ma sempre che le condizioni metereologiche non peggiorino. Perché il bilancio non si aggravi ancor di più, molto dipenderà sia dall’evoluzione delle temperature che influiscono sulla maturazione sia dall’assenza di nubifragi e grandinate che hanno un impatto devastante sui vigneti e sulle quantità prodotte.
“La vite è una pianta forte, di grande adattabilità – spiega Coldiretti Cuneo -. Ma quest’anno, data l’eccezionale carenza d’acqua, ha iniziato a manifestare stress. I vigneti nelle esposizioni più soleggiate o su terreni sabbiosi mostrano scarsa vegetazione e acini piccoli, mentre le zone più fresche e umide volte a Nord, considerate un tempo meno vocate, stanno offrendo risultati migliori”. Fortunatamente allo stato attuale le avversità non hanno inciso sulla qualità delle uve tanto che ci si attende una buona se non addirittura ottima annata, ma, come detto prima, dipenderà da quello che accadrà tra agosto e settembre.
L’Italia resta comunque la prima produttrice nel mondo
Nonostante il calo nella produzione, l’Italia dovrebbe comunque mantenere il primato tra i produttori mondiali giacché anche i suoi maggiori competitors, Francia e Spagna, sono stati duramente colpiti da siccità e incendi. Punti di forza del nostro Paese sono la ricchezza del patrimonio di biodiversità su cui può contare e la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie alla tradizione millenaria. “La produzione tricolore – spiega la Coldiretti – può contare su 607 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola”.
Oltre alle calamità naturali anche la burocrazia minaccia il vino made in Italy
Anticipata o meno, la vendemmia resta comunque una grande opportunità per il mercato del lavoro, offrendo impiego a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine, nella distribuzione commerciale e nell’indotto. Per i troppi vincoli burocratici che rallentano l’assunzione dei lavoratori stagionali, però, al momento solo 10mila stagionali sui 42mila previsti dal decreto flussi 2021 hanno iniziato a lavorare nelle campagne. Situazione divenuta drammatica in tutta la Penisola. Il problema principale sono i nulla osta per i lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero per poi tornare nel proprio Paese, ma anche la mancanza di un contratto di lavoro occasionale ad hoc per i percettori di ammortizzatori sociali, come studenti e pensionati italiani, che potrebbero collaborare temporaneamente alle attività nei campi. “Non è possibile che per colpa della burocrazia – sottolinea il presidente Ettore Prandini – le imprese perdano il lavoro di una intera annata agraria dopo aver affrontato peraltro i danni della siccità e un pesante aumento dei costi di produzione determinato dalla guerra in Ucraina”.