Quasi un campione su tre di acque costiere e lacustri in 18 regioni e 37 laghi italiani è inquinato o fortemente inquinato. I peggiori sono i canali, i torrenti e i fiumi alle loro foci, dove si concentrano gli scarichi abusivi o i sistemi di depurazione che non funzionano. Così, anche nel 2022, l’Italia si conferma “un malato cronico” secondo il bilancio complessivo di Goletta Verde e Goletta dei Laghi. Dal 20 giugno al 1° agosto, centinaia di volontari impegnati nelle iniziative internazionali di citizen science (attività scientifiche partecipate dai cittadini) hanno prelevato 387 campioni d’acqua da tutto il territorio nazionale e sottoposti ad analisi microbiologiche alla ricerca soprattutto di batteri come gli Enterococchi intestinali e l’Escherichia coli: 124 sono risultati oltre i limiti di legge, il 55% nei punti critici come le foci dei fiumi. Vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010); “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.
La mancata o inadeguata depurazione tra le principali criticità
Sono già quattro le procedure d’infrazione comunitarie attive, due delle quali già sfociate in condanna, assegnate dall’UE al nostro Paese per inadempienza alla Direttiva sulle acque reflue. Eppure ancora una volta a risultare maggiormente compromessi sono i corsi d’acqua che subiscono la recezione di scarichi abusivi non collettati o non depurati, provenienti da impianti inadeguati o guasti. Una emergenza cronica che costerà all’Italia centinaia di milioni di euro nei prossimi anni, a causa del pagamento di multe che l’Europa non ci condonerà. “Bisogna investire risorse per risolvere l’annoso problema della depurazione in Italia – ricorda, infatti, Legambiente -. L’Italia è in ritardo nel portare a termine i lavori necessari a uscirne, con costi stimati in ulteriori 500 milioni di euro per il periodo di non conformità 2018-2024. Cifra stimata non dissimile dalla quota di finanziamenti introdotta con il Pnrr, che ammonta a 600 milioni di euro (2021-2026) per rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nel mare e nelle acque interne”. Il rischio, avvisa, però, la ong ambientalista, è che “quando forse l’Italia sarà a norma con la depurazione, sarà già in ritardo con i nuovi obiettivi e parametri che nel frattempo verranno stabiliti dalla Ue e costretta a inseguire, per l’ennesima volta, l’emergenza, con il pericolo di nuovi contenziosi a livello europeo”.
Quello dell’acqua rientra nel generale problema ambientale
A concorrere all’inquinamento delle nostre acque, accanto agli sversamenti illegali, anche la crisi climatica, anch’essa derivante dall’inquinamento ambientale e dalle emissioni di Co2 delle produzioni industriali e dai loro rifiuti non riciclati. A riprova di come la sensibilità verso i problemi ambientali stia crescendo nel mondo imprenditoriale, quest’anno a sostenere il lavoro delle Golette verdi anche CONOU, Consorzio Nazionale degli Oli Minerali Usati, Novamont, leader nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals, ANEV, associazione che riunisce 101 aziende operanti nel settore eolico, Renexia, società che realizza impianti in particolare nel settore eolico offshore e, per la prima volta, AIPE, l’Associazione Italiana Polistirene Espanso, partner anche nell’operazione “Porto a Porto” per sensibilizzare alla raccolta e al riciclo delle cassette per il pesce in polistirolo nei principali porti italiani.
Economia circolare e transizione energetica aiutano a disinquinare aria e acqua
“Percorrere l’Italia per sensibilizzare sulla tutela dei nostri mari e laghi è un impegno prioritario – commenta il presidente del CONOU, Riccardo Piunti -. che conduciamo insieme a quello della filiera di raccogliere ovunque nel Paese l’olio lubrificante usato e rigenerarlo tutto per ridargli nuova vita in una completa circolarità”. Occorre una mobilitazione di tutti i cittadini verso l’economia circolare e la transizione energetica, ha, poi, aggiunto Piunti, “al fine ridurre il consumo delle risorse naturali e abbattere le emissioni di gas serra”. Secondo il presidente dell’ANEV, Simone Togni, però, “la politica ha un ruolo fondamentale per superare lo stallo determinato dalle Soprintendenze che per una visione preconcetta bloccano sistematicamente progetti di transizione energetica che porterebbero benefici in termini economici, ambientali e occupazionali. Oggi non abbiamo più tempo, si definiscano criteri trasparenti e si velocizzino gli iter autorizzativi, altrimenti la dipendenza inaccettabile dagli idrocarburi esteri ci condannerà ad essere in balia delle decisioni di Paesi geopoliticamente instabili”.