Italia ritardataria e ancora lontana dagli standard europei per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, in termini di mezzi, infrastrutture e sostenibilità. Secondo il 19° Rapporto sulla mobilità “Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani” a cura di Isfort, l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, il parco autobus adibito a servizio Tpl ammonta, a settembre 2022, a quasi 50.000 veicoli di cui il 14,6% non assicurato e, quindi, non circolante. L’età media degli autobus è di circa tre anni superiore alla media europea anche se negli ultimi anni è stata avviata una significativa accelerazione nel rinnovo del materiale rotabile. Ne consegue una percezione negativa da parte dei cittadini per la scarsa frequenza delle corse, inaffidabilità degli orari e, dopo il Covid, paura che costituisca un luogo di contagi. Per questo, a fine 2022, il comparto stima una riduzione dei passeggeri del -21% rispetto al 2019 e, per la fine del 2023, si prevede un volume della domanda del -12% rispetto allo scenario pre-Covid.
Carenze infrastrutturali delle reti ferroviarie urbane a discapito della sostenibilità
Anche dal punto di vista delle infrastrutture per il trasporto rapido di massa nelle aree urbane, l’Italia denota un ritardo riguardo la dotazione di reti ferroviarie urbane, necessarie per incrementare l’offerta e velocizzare i tempi degli spostamenti con i mezzi pubblici. Rispetto alla media dei grandi Paesi europei, le città italiane possono contare su meno del 40% della dotazione di metropolitane, meno del 50% della dotazione di reti tranviarie e sul 50% di quelle ferroviarie suburbane. Rimanere indietro su questi fronti significa perdere la partita della sostenibilità perché con un Tpl efficiente si avrebbe un enorme vantaggio sul piano dell’inquinamento ambientale, soprattutto nelle grandi città. Secondo i dati Ispra, nel 2019 gli autobus hanno contribuito ad appena il 3,1% delle emissioni di gas serra del traffico stradale contro il 68,7% delle autovetture e il 25,4% dei veicoli commerciali leggeri e pesanti. Quanto alle ferrovie, il contributo alla produzione di gas serra nel 2019 è stato pari ad appena lo 0,1% del totale trasporti, in riduzione del -78% rispetto al 1990.
Post Covid gli italiani tornano ad usare l’auto
Durante la pandemia abbiamo assistito all’esplosione della mobilità pedonale e alla riscoperta di mezzi più ecologici come la bicicletta. Senza il timore di contrarre il coronavirus e la fine delle misure anti contagio il mondo sta tornando alla normalità e gli spostamenti a piedi nel 2021 sono scesi al 22,7% del totale e nel 2022 del 19,7%, a tutto vantaggio delle automobili private. Nel 2022 ritroviamo in piena ascesa il ricorso alle auto, con una quota modale del 65%, un punto e mezzo in più del livello pre-Covid. Il tasso di motorizzazione dell’Italia è tra i più alti in Europa, con un parco circolante di oltre 11 milioni di veicoli che non superano lo standard emissivo Euro 3 (poco meno del 30% del totale). L’età media, infatti, è aumentata a 12,2 anni rispetto agli 11,8 del 2020. Il livello record del tasso di motorizzazione del 77,3% è raggiunto da Catania.
Aumento del 30% degli incidenti stradali
Ritardi anche sul versante della sicurezza stradale rispetto all’obiettivo europeo 2020/2030. Nel 2021 gli incidenti stradali sono stati circa 150.000, con un incremento di quasi il 30% rispetto al 2020, le vittime sono state 2.875, il 20% in più del 2020, i feriti 204.728 (+28,6%).