A Davos, in Svizzera, si è appena conclusa la 53esima edizione del World Economic Forum (WEF), l’annuale meeting economico mondiale che riunisce intellettuali ed esponenti di primo piano della politica e dell’economia riuniti per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare. L’edizione di quest’anno è stata dedicata alla “cooperazione in un mondo frammentato”. In altre parole, ha spiegato Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del Forum, sono stati analizzati modelli di rafforzamento “della cooperazione pubblico-privato per affrontare le sfide più urgenti del mondo in cui viviamo”. Secondo Børge Brende, presidente del WEF, questa volta la posta in gioco era molto alta. “Dobbiamo trovare soluzioni alle guerre e ai conflitti – ha detto -. Dobbiamo anche assicurarci di non entrare in una profonda crisi economica tale da avere poi dieci anni di crescita zero e bassissima come negli Anni ’70”.
Christine Lagarde: pensiamo alle “persone povere, che sono a rischio”
In questo scenario di profonde incertezze per il futuro, è apparso di particolare importanza il Rapporto della ONG Oxfam presentato al WEF, dall’eloquente titolo: “La disuguaglianza non conosce crisi”. In apertura si legge che “la pandemia prima, la crisi dell’energia, le pressioni inflazionistiche e i venti di una nuova recessione ora, si sono innestati su divari socio-economici strutturali, di lungo corso, e li hanno ulteriormente esacerbati in un’esplosione di disuguaglianza”. Considerazioni che ieri hanno portato la stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, a dichiarare: “Mi auguro che le politiche di bilancio dei Governi non spingano la politica monetaria a dover fare di più per contenere la corsa dei prezzi, in seguito all’aumento del sostegno all’economia del 2022. Spero vivamente che questa corsa alle sovvenzioni non sia soltanto volta alla lotta contro il cambiamento climatico e alla protezione della biodiversità, ma anche all’inclusione delle persone povere, che sono a rischio”,
All’1% della popolazione quasi il doppio dell’incremento della ricchezza netta globale
Per la prima volta in 25 anni, prosegue il Report, “la ricchezza estrema e la povertà estrema sono aumentate drasticamente e contemporaneamente. E se i più sono sopraffatti da queste crisi e ne pagano le conseguenze più dure, non manca chi ha visto le proprie condizioni economiche consolidarsi”. Tradotto in cifre significa che nel biennio segnato dalla pandemia, l’1% della popolazione mondiale più ricco ha accresciuto il proprio patrimonio di 26mila miliardi di dollari. In termini percentuali corrisponde al 63% dell’incremento complessivo della ricchezza globale, pari a 42mila miliardi di dollari, mentre il restante 99% della popolazione mondiale si è spartito il 37% rimanente. Il che vuol dire che l’1% più ricco del mondo ha intascato quasi il doppio dell’incremento della ricchezza netta globale.
Padre Giulio Albanese: “Ha ragione il Papa. L’economia mondiale, così com’è, uccide!”
Inoltre, sempre secondo Oxfam, negli ultimi tre anni le fortune dei più ricchi sono aumentate in media di 2,7 miliardi al giorno. “Un dato – commenta sulla sua pagina Facebook, Padre Giulio Albanese, missionario ed editorialista de L’Osservatore Romano – che arriva al culmine di un decennio che ha visto raddoppiare sia il numero dei miliardari, sia i loro patrimoni. Nel frattempo, a rischiare la bancarotta sono interi Paesi, i più poveri i quali per rimborsare i loro debiti spendono il quadruplo di quello che investono in sanità. Alla prova dei fatti queste diseguaglianze generano pene indicibili ai ceti meno abbienti del Pianeta e sono peggio della bomba atomica, delle guerre e del terrorismo. Siamo di fronte ad un crimine contro l’umanità che non può essere sottaciuto. Ha ragione papa Francesco quando dice che l’economia mondiale, così com’è, uccide!”. “Un tema – conclude Padre Giulio – che andrebbe sbattuto in prima pagina tutti i giorni”.