Anche stavolta il Cremlino è rimasto deluso. Non si aspettava la decisione di Biden e Scholz che segnerà una svolta decisiva nella guerra.
Non è la prima volta che Putin commette un errore di valutazione sull’atteggiamento dell’Occidente. Prima ha pensato che Europa e Usa si sarebbero spaccati sugli aiuti a Kiev, poi ha immaginato che il sostegno militare sarebbe stato limitato nel tempo e nei mezzi, infine ha creduto che minacciare l’atomica e mostrare lo scempio di crimini contro la popolazione civile ci avrebbe spaventati e indotti a cedere alle sue pretese.
È tipico delle dittature. Disprezzano le democrazie, ritenendole regimi molli e pavidi, e finiscono per sopravvalutare la propria potenza. Era già successo ai tempi di Hitler: l’asse di tre dittature Berlino-Roma-Tokyo sfidò il mondo libero sicuro di conquistarlo e dominarlo. Ed è finita in una tragedia.
L’Occidente si è mosso con ritardi e incertezze iniziali ma ha sempre avuto ben chiaro cosa fosse in gioco: consentire alla Russia di violentare uno Stato sovrano democratico nel cuore dell’Europa avrebbe avvicinato la Terza Guerra mondiale. Se Putin vincesse in Ucraina si convincerebbe che il suo delirio di ricostruire l’impero sovietico è realizzabile e non esiterebbe a destabilizzare altri Paesi portando la minaccia nel cuore della Nato. E allora il conflitto mondiale sarebbe inevitabile.
Far fallire oggi il suo piano è l’unico modo per evitare domani un’escalation devastante.
Purtroppo per ignoranza, malafede o, in alcuni casi, per servilismo più meno prezzolato ci sono ancora politici e sedicenti intellettuali che sostengono il contrario. E pensano che la pace si tuteli cedendo ai prepotenti e abbandonando al loro destino gli aggrediti nella speranza così di sottoscrivere una polizza vita per la propria vile serenità.
Le dittature capiscono solo il linguaggio della forza. Come ha ben spiegato un vecchio amico poi diventato nemico di Putin, Mikhail Khodorkovsky, se davanti ad un criminale ti mostri debole lui penserà di poter disporre di te a suo piacimento, e lo farà.
Ora le carte sono tutte in tavola. Putin sa -definitivamente- che se intende invadere nuovamente l’Ucraina e alzare il livello dello scontro troverà dall’altra parte tutto ciò che serve a Kiev per resistere e ricacciare il nemico fuori dai suoi confini. Mancano solo gli aerei da combattimento, per ora esclusi dagli aiuti militari. Putin e i suoi generali si facciano due conti e capiscano per tempo che a Mosca conviene aprire una seria trattativa per chiudere questa scellerata guerra. Per l’Occidente il dado è tratto: non consentirà una vittoria russa in Ucraina. E ha la forza per riuscirci.