Domenica si vota nelle due regioni più popolate d’Italia, Lombardia e Lazio. In aprile si voterà in Friuli Venezia Giulia e in Molise. Poi toccherà a 781 Comuni, il 10% del totale. In pratica saremo in una continua campagna elettorale strisciante che certo non gioverà al clima politico generale del Paese.
Perché a partire dalle importanti competizioni in Lombardia e nel Lazio, molti giochi si intrecciano tra i partiti e negli schieramenti di maggioranza e opposizione.
Il Governo non è in discussione. Ma i rapporti di forza all’interno del centrodestra sono ad una seconda importante verifica dopo il voto del 25 settembre.
Scontata l’affermazione di Fratelli d’Italia, in crescita costante nei sondaggi dopo le elezioni politiche. Meno scontata è la tenuta sia di Forza Italia che della Lega.
Rapporti di forza nel centrodestra
I due partiti sommati raggiungono circa la metà dei consensi che vengono attribuiti a FdI. Un ulteriore calo della Lega e del partito di Berlusconi potrebbe innescare dei “ripensamenti” nelle due forze politiche. Se Salvini dovesse scendere sotto l’8% si aprirebbe sicuramente una verifica definitiva sulla sua leadership. Diverso il discorso per Forza Italia. Nessuno mette in dubbio il prestigio del presidente Berlusconi, ma di fronte ad un’emorragia di voti l’anziano leader potrebbe essere tentato di dare una maggiore visibilità alla sua creatura rivendicando maggiori spazi identitari. Certo è che uno sfarinamento di Lega e Forza Italia costringerebbe Giorgia Meloni a ridefinire l’identikit di Fratelli d’Italia che diventerebbe un grande contenitore di sensibilità diverse non certo tutte amalgamabili con quelle originarie su cui era nato il partito.
Poco o nulla cambierà nel M5S ormai diventata una monarchia assoluta di Giuseppe Conte, visto che Grillo ormai torna al suo vero mestiere, battendo le scene dei teatri. Conte sta facendo di tutto per accaparrarsi il maggior consenso possibile a scapito del Pd e spera che dopo Letta emerga un leader moderato che non sia in grado di tenere dentro il partito l’ala più di sinistra.
Il calcolo del Terzo Polo
Un calcolo diverso fa il Terzo Polo di Calenda e Renzi. Intanto recuperano, a partire dalle elezioni un Friuli, Più Europa formando un trio che sulla carta potrebbe aspirare a raggiungere la soglia psicologica del 10 %. Ma c’è di più. Calenda e Renzi danno per scontato che il Pd non possa più ricompattarsi e puntano ad attrarre tutti coloro che, per un motivo o per un altro, saranno marginalizzati dal duello Bonaccini -Schlein. In pratica. il Terzo polo mira ad intercettare una diaspora che sembra loro inevitabile nel Pd. Il caos delle alleanze del Pd nelle lezioni regionali è un segnale di disorientamento da cui il Terzo Polo può trarre vantaggio. Come potrà trarre vantaggio da un’ulteriore appannamento di Forza Italia che ,nonostante il carisma di Berlusconi, potrebbe cominciare a sfaldarsi come è successo con le uscite di Carfagna, Gelmini, Brunetta, Cangini e altri.
Insomma Meloni da una parte e Renzi-Calenda dall’altra saranno i protagonisti del prossimo lungo assestamento del sistema politico italiano.