Viticoltura e produzione del vino sono settori di punta non solo per l’immagine dell’Italia ma anche per l’economia del nostro Paese, con un fatturato di 14 miliardi nel 2022. Esperienze accumulate nel corso degli anni dalle famiglie di viticoltori si aprono all’uso di nuove tecnologie anche in chiave di valorizzazione e protezione ambientale. Una realtà di particolare pregio è l’azienda Neri che, adagiata tra le colline umbre con lo sfondo maestoso del duomo di Orvieto, negli ultimi anni è diventata protagonista di innovazioni significative. Ne parliamo con il proprietario e manager Enrico Neri.
Le recenti piogge hanno parzialmente attenuato il problema della siccità. Come vi siete attrezzati?
Quest’anno, per fortuna, questa zona ha sofferto poco sia in inverno e che in primavera. Abbiamo già immagazzinato una buona scorta idrica. Per quanto riguarda le lavorazioni, cercheremo subito di muovere la terra in superficie, perché noi ci troviamo nella zona più argillosa dell’Orvieto, quella nord-occidentale, dove in post-vendemmia abbiamo seminato del favino. Adesso abbiamo fatto il sovescio, una pratica che consiste nell’interrare il favino. Ridiamo azoto alle piante mantenendo comunque la terra fresca. Per quanto riguarda l’irrigazione nei prossimi anni procederemo a delle sperimentazioni in piccoli appezzamenti, valutando se vale la pena di inserire qualche punto di irrigazione dove c’è un’esposizione solare maggiore con una più forte sofferenza per i nostri vigneti che non sono tutti in collina. Il problema della siccità nasce da dopo il 2010 nella nostra zona. Per tre annate non abbiamo avuto tregua. Ci siamo salvati anche grazie all’assicurazione che abbiamo fatto il consorzio di difesa
I sistemi di tecnologia avanzata che voi adottate nelle coltivazioni sono di aiuto di fronte ai cambiamenti climatici?
Si. Noi ci serviamo di quattro stazioni meteo molto sofisticate che ci danno in tempo reale tutti i dati per fare le valutazioni necessarie sia per l’irrigazione che per i trattamenti correlati ad eventuali minacce per la “salute” dei vigneti. È un sistema molto avanzato. Una App ci consente un monitoraggio accurato e tempestivo. In questo modo riusciamo a capire quand’è il momento giusto per intervenire nella maniera più misurata e meno invasiva possibile Di solito quando il terreno arriva a un contenuto di umidità che scende sotto il 20% ha bisogno di acqua e quindi avere un impianto intero di irrigazione con i sistemi meteo che abbiamo di Agricoltura 4.0 sarebbe molto importante.
Il Pnrr prevede qualcosa di importante per la viticoltura nel solco degli investimenti fatti con i finanziamenti di Industria 4.0?
Noi attualmente abbiamo sfruttato solo l’OCM Vino per quanto riguarda la cantina, i PSR sono bloccati e stiamo aspettando. Il Pnrr sembra che abbia fondi da destinare alla viticultura ma ancora non abbiamo visto quasi nulla. Abbiamo in programma di realizzare un impianto fotovoltaico sopra la cantina per il quale siamo riusciti ad ottenere un finanziamento al 40%.
Avete problemi di manodopera? O sta tornando la voglia di agricoltura nei giovani?
In questa fase non c’è più nessuno che cerca lavoro in agricoltura rispetto a qualche anno fa quando arrivavano continuamente richieste e telefonate. C’erano anche persone che si presentavano spontaneamente in azienda per trovare lavoro. Incominciamo ad avere qualche problema anche noi perché il nostro è un settore dove c’è tanto turnover.
Tanti anni fa, quando ero piccolo e mio padre gestiva l’azienda c’era del personale la cui vita lavorativa iniziava in azienda e si concludeva con la pensione. Oggi l’agricoltura non è più un lavoro dove si rimane a lungo, salvo eccezioni di ragazzi davvero appassionati e di buona volontà. Noi siamo fortunati perché abbiamo un gruppo di lavoratori molto motivati piuttosto giovane. Io ho circa 40 anni e l’età media del nostro personale è più o meno pari alla mia. Abbiamo una buona squadra forte e sopperiamo alla mancanza di personale con delle squadre esterne che chiamiamo in occasione di lavori urgenti.
Come va il consorzio dei Vignaioli indipendenti?
È una continua battaglia per far modificare i criteri delle votazioni all’interno dei Consorzi. Ancora oggi, purtroppo, comandano coloro che fanno più uva e il singolo produttore ha poco peso decisionale. Quest’anno c’è una grossa novità: il mercato di Piacenza, dalle dimensioni contenute, verrà spostato a Bologna. Eravamo affezionati a Piacenza perché lì abbiamo fatto il nostro esordio. Ma non c’era più spazio. Il movimento dei vignaioli indipendenti è in crescita: siamo 1500 associati e c’è sempre più fermento. In questo mese ci sarà un evento chiamato “Il Sabato dei Vignaioli” organizzato in tutta Italia dalle delegazioni regionali della FIVI. I vignaioli della regione si riuniscono in una cantina per far scoprire le qualità e le originalità di un lavoro che andrebbe apprezzato e valorizzato sempre di più.