Uno studente di 16 anni accoltella la propria insegnante e minaccia i suoi compagni con una pistola giocattolo. Il brutale episodio di violenza avvenuto nei giorni scorsi nel Liceo Scientifico Emilio Alessandrini di Abbiategrasso, in provincia di Milano, ripropone ancora una volta la questione degli psicologi all’interno delle scuole. Una esigenza più volte manifestata anche dagli studenti, soprattutto dopo gli atti di autolesionismo che ha portato alcuni ragazzi anche al suicidio. Una ipotesi che oggi, a valle del terribile episodio, sembrerebbe appoggiata anche dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. “In generale, affiora un diffuso malessere nei giovani, acuito dalla pandemia che ha interrotto le relazioni.
La scuola è comunità umana ed educante; a fronte di questo quadro occorre ricreare un clima di serenità e per sostenere i talenti dei ragazzi avendo particolar attenzione alla peculiarità di ognuno di essi”, ha infatti dichiarato il ministro dopo l’episodio di Abbiate Grasso, aggiungendo: “Bene il rafforzamento del sostegno psicologico soprattutto per chi è più fragile, lavoreremo col ministero della Salute e il Parlamento affinché vengano definite soluzioni di sistema e non episodiche come quelle adottate durante la pandemia”.
Davanti a un insuccesso cali di autostima, ansia, gesti di autolesionismi o aggressività
La presenza degli specialisti all’interno delle scuole rappresenterebbe una risorsa per tutti: docenti che si trovano ad affrontare un lavoro complesso e delicato, dovendo valutare persone che sono ancora in fase di formazione; studenti che possono fraintendere il valore della valutazione, portandoli a cali di autostima, stati d’ansia o a conseguenze estreme; genitori, che avrebbero un sostegno soprattutto nella delicata fase dell’adolescenza. Un tale provvedimento metterebbe finalmente in rilievo il tema della salute mentale in un luogo dove, fino ad oggi, se ne è parlato poco se non per niente, anche se le Neuropsichiatrie infantili hanno registrato un incremento dell’87% delle richieste di aiuto nell’età compresa tra 14 e 20 anni negli ultimi dieci anni.
Il 75% degli studenti sarebbe favorevole
Attualmente, l’Italia è l’unico paese in Europa a non prevedere l’obbligo della figura dello psicologo a scuola, nonostante la proposta di legge sull’istituzione di presidi psicologici in tutte le scuole e università italiane presentata dai sindacati studenteschi. Secondo Valerio Mammone, direttore della testata giornalistica specializzata ScuolaZoo, al momento la presenza di uno specialista nelle scuole è discontinua, non estesa a tutti i livelli e spesso limitata a poche ore poiché il finanziamento proviene da fondi comunali o donazioni di aziende locali che decidono di sostenere la scuola, rendendo questa figura poco sfruttata o poco considerati. Eppure sono innumerevoli i possibili livelli di intervento che potrebbero essere attuati: sportelli di ascolto rivolti ad alunni, insegnanti e genitori; laboratori espressivi, progetti di alfabetizzazione emotiva, integrazione, prevenzione al bullismo, e condotte adolescenziali a rischio; corsi di formazione su comunicazione efficace, didattica inclusiva, psicopedagogia, disturbi dello sviluppo, BES, prevenzione burn-out per gli insegnanti; corsi di formazione su DSA e disturbi dello sviluppo per i genitori. Secondo un sondaggio di ScuolaZoo l’introduzione dello psicologo scolastico sarebbe accolta favorevolmente dal 75% degli studenti.