Se è vero che nel corso del 2022 e nel primo trimestre del 2023, i consumi in generale delle famiglie italiane hanno mostrato una crescita del 4,6%, superando le aspettative, in particolare i consumi di beni alimentari hanno subito una drastica riduzione, con un calo del 3,7% in tutto il 2022 e dell’8,7% nel quarto trimestre 2022 rispetto al primo 2021. Un calo che potrebbe essere attribuito a diversi fattori, compreso forse il desiderio di compensare i pasti fuori casa, contabilizzati dalle statistiche come servizi e non come beni. Poiché i ristoranti hanno registrato un aumento dei prezzi più moderato rispetto agli alimentari (+6,5% rispetto al +11,4%), coadiuvati anche dal completo superamento delle restrizioni anti-pandemia, sembrerebbero aver favorito la frequentazione e la spesa proprio in quelle categorie più penalizzate tra il 2020 e 2021, come alberghi e ristoranti. Non a caso i servizi hanno registrato un forte rimbalzo nel 2022 (+8,8%), sebbene siano ancora al di sotto dei valori pre-pandemia (-3,9%). A stabilirlo è l’analisi del Centro Studi di Confindustria.
Meno sprechi e più pasti pronti a domicilio
Nel report si è notata anche una tendenza positiva verso comportamenti più sostenibili, come una riduzione dello spreco di cibo, notata soprattutto tra le generazioni più giovani, che comunque preferiscono pasti take away. Inoltre, anche la grande diffusione dei servizi di consegna a domicilio di pasti pronti ha inciso sulla diminuzione della spesa casalinga.
Si prevedono ulteriori cali, anche dei servizi
Le prospettive per il 2023 indicano, però, che i consumi alimentari continueranno a risentire delle tensioni sui prezzi, con una probabile diminuzione della spesa anche nei servizi, soprattutto considerato l’impatto significativo che hanno sulle famiglie italiane, in particolare quelle meno abbienti che hanno accumulato un minor extra-risparmio durante il periodo di pandemia e che potrebbero subire un maggiore deterioramento del reddito reale anche per l’aumento dei prezzi dell’energia. Man mano che si esaurisce l’effetto del recupero dei livelli pre-pandemici e dell’extra-risparmio accumulato, l’inevitabile rallentamento dei consumi, a detta del report, porterà un impatto significativo anche sull’industria italiana del settore, già in calo del 2,7% nel mese di aprile rispetto a gennaio. Neanche le esportazioni sembrerebbero compensare il mercato interno, risultando fiacche sui mercati europei.