Un’incredibile scoperta scientifica ha scritto una nuova pagina nell’astrofisica, permettendoci di ascoltare il respiro dell’universo, il rumore di fondo generato da onde gravitazionali a bassissima frequenza e ultra-lunghe. Lo studio è stato condotto da un team di ricerca internazionale, guidato dall’European Pulsar Timing Array, e che ha coinvolto 11 istituzioni europee, comprese due italiane: l’Istituto Nazionale di Astrofisica di Cagliari e l’Università di Milano-Bicocca, oltre a ricercatori indiani e giapponesi dell’Indian Pulsar Timing Array e cacciatori di pulsar attivi in tutto il mondo, come NanoGrav (Nord America), Ppta (Australia) e Cpta (Cina).
Le onde gravitazionali, predette da Albert Einstein oltre un secolo fa, sono deformazioni dello spazio-tempo generate da eventi cosmici estremamente energetici, come la collisione di buchi neri o stelle di neutroni. Fino ad oggi i rivelatori di onde gravitazionali si sono concentrati su segnali a frequenze più elevate, ma con questa nuova scoperta si è aperta una nuova finestra sull’Universo. Le onde gravitazionali ultra lunghe appena rilevate corrispondono a frequenze dell’ordine del miliardesimo di Hertz e provengono dalle deboli increspature causate dal movimento dei buchi neri che stanno dolcemente allungando e comprimendo ogni cosa nell’universo. Gli scienziati sono stati in grado di “sentire”, cioè, i “cambiamenti nel tessuto dell’universo creati da enormi oggetti che si muovono e si scontrano nello spazio”. Il cuore dello studio, durato 15 anni, si è basato soprattutto sull’osservazione delle pulsazioni regolari proveniente da 67 stelle di neutroni nella galassia, utili a misurare lo stiramento e la compressione dello spazio-tempo e sui dati relativi a 15 pulsar, il cui ritmo delle loro rotazioni è alterato dal passaggio delle nuove onde gravitazionali.
Queste onde a bassissima frequenza permetteranno di studiare fenomeni unici e ancora misteriosi che riguardano l’evoluzione dell’universo. Uno di questi fenomeni è rappresentato dai sistemi binari formati da due buchi neri supermassici, le cui masse raggiungono miliardi di volte quella del Sole e che si trovano al centro di galassie che si stanno fondendo tra loro. “È una grande soddisfazione per tutta l’astrofisica italiana che il Sardinia Radio Telescope, il grande radiotelescopio gestito dall’Inaf (l’Istituto nazionale di astrofisica), sia fra i testimoni dell’emergere nei dati di questo lento respiro dello spazio-tempo – osservano Andrea Possenti, primo ricercatore dell’Inaf di Cagliari e tra i fondatori dell’ European Pulsar Timing Array e l’ex presidente dell’Inaf, Nichi D’Amico – .Si tratta di un nuovo grande risultato scientifico, che conferma, a livello mondiale, il ruolo centrale dell’Italia”.