“La tassa sui profitti delle banche? La rifarei certamente anche perché è un’iniziativa che ho voluto io”. Il Presidente del Consiglio rivendica con orgoglio, nel corso di un’intervista rilasciata ai quotidiani Corriere della Sera, La Stampa e La Repubblica, una delle decisioni più chiacchierate, nel bene e nel male (crollo in Borsa e critiche del Financial Times in primis), degli ultimi tempi. Il Premier parla di una scelta giusta fatta non per colpire gli istituti di credito, ma per una situazione di squilibrio creata dopo la decisione della Bce di alzare i tassi di interessi: “Il sistema bancario è stato veloce ad aumentarli dopo, ma non ha alzato quelli sui depositi, a favore dei risparmiatori. Ci siamo concentrati su quello che chiamo margine ingiusto”. Meloni conferma anche che il Ministro dellʼEconomia Giancarlo Giorgetti era a conoscenza della sua decisione, anche se in questo caso “non ho fatto le riunioni che generalmente faccio, ma cʼera un problema di tempi riguardo a una norma che abbiamo deciso di portare all’ultimo Cdm, altrimenti sarebbe slittata a settembre”.
Il salario minimo
Altro tema toccato dal Primo Ministro nel corso della chiacchierata con i tre quotidiani, quello legato al salario minimo. La reazione della Sinistra non la sorprende: invece che affrontare davvero la questione, le opposizioni preferiscono fare politica: “Loro sono consapevoli del fatto che il salario minimo non risolve il problema del lavoro povero, ma ti dicono che siccome hanno iniziato una raccolta di firme la portano avanti”. Poi la conferma sulla decisione di affidarsi al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro: “Io ho detto una cosa precisa: diamo sessanta giorni al Cnel, in tempo per la Legge di bilancio, per fare una proposta complessiva di lotta al lavoro povero che può prevedere, per alcune categorie, il tema del Salario minimo”.
Elezioni europee
Un passaggio della tripla intervista viene dedicato alla possibile alleanza con Marine Le Pen da parte della maggioranza di governo in vista delle prossime elezioni Europee. Come risaputo, un’opzione bocciata da Forza Italia: “Non ho l’autorevolezza per mettere veti su nessuno. E comunque è troppo presto per parlare delle Europee”. Il Premier ammette comunque è al lavoro per far crescere la famiglia dei conservatori: “Vorrei costruire una alleanza omogenea. Non credo nelle larghe intese: se non funzionavano in Italia, figuriamoci in Europa”.