L’economia italiana rallenta: “Siamo ai limiti della recessione tecnica”

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La Confcommercio lancia l’allarme: l’economia italiana rallenta e si trova ai limiti della recessione tecnica. Ecco quanto si evince dall’analisi dell’Ufficio Studi della Confederazione che vede nubi all’orizzonte. Leggendo i freddi numeri, dopo un secondo trimestre 2023 negativo, anche i mesi estivi hanno registrato una diminuzione dello 0,1% in termini congiunturali. Questo significa che il Pil italiano è cresciuto dello 0,2% su base annua nel terzo trimestre, ma è ancora ben al di sotto dell’obiettivo di crescita dell’1% fissato dal governo e dunque è ora possibile stimare una crescita del +0,8% (era +1,2% nella previsione precedente). Dunque, i dati hanno confermato di come il rallentamento che si è registrato nella maggior parte dei Paesi europei abbia oramai coinvolto anche l’economia del Belpaese, che invece in un primo momento aveva reagito meglio di altre nazioni.
Il 2023, ha spiegato il direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella, è “caratterizzato da fibrillazioni ereditate dalla fine del 2022. Nel 2024 si proseguirebbe con variazioni congiunturali trimestrali attorno a 0,3-0,4, il profilo attuale è ai limiti della recessione tecnica, ma niente di drammatico sotto il profilo sostanziale”. Le cause del rallentamento sono molteplici, tra cui la guerra in Ucraina, l’inflazione, la stretta monetaria delle banche centrali e i problemi legati alla catena di approvvigionamento.

Nessun boom turistico

La debolezza dei consumi è un altro segnale del rallentamento dell’economia italiana. Ad agosto, l’Indicatore Consumi Confcommercio è sceso dello 0,2% su base annua, per effetto della flessione della domanda di beni (-1,1%), non compensata completamente dalla crescita sul versante dei servizi (+1,3%). Una flessione, questa, dovuta a diversi fattori, tra cui l’aumento dei prezzi, la minore disponibilità di reddito delle famiglie e la minore propensione al consumo. La crescita dei servizi è invece dovuta alla ripresa del turismo e degli spostamenti, nonché all’aumento della domanda di servizi di intrattenimento e ristorazione. Su base mensile, i consumi sono cresciuti dello 0,3%, grazie al recupero dell’automotive (+16,3%), dei servizi ricreativi (+12,7%) e dei trasporti aerei (+11,7%). Tuttavia, la domanda di alberghi, pasti e consumazioni fuori casa è rimasta poco dinamica (+0,3%). Su quest’ultimo punto legato alle vacanze, Bella è stato chiaro: “Non c’è stato nessun boom a luglio e agosto, per avere il record di presenze turistiche dovremo recuperare 8 milioni di presenze, ci dovrebbe essere un +5% oppure +10% in uno dei due mesi, ma sulla base di indicazioni frammentarie e parziali, questo non sembra possibile”.

17.600 euro in meno

Analizzando i dati, è emerso anche che le famiglie italiane hanno intaccato la propria ricchezza finanziaria in questi ultimi due anni, sostenendo i consumi. Questo ha contribuito a sostenere la crescita economica nel 2022, ma avrà un impatto negativo sui consumi nel 2023. Secondo le stime di Confcommercio, le famiglie hanno perso in media 17.600 euro per nucleo. Una perdita che è stata finanziata principalmente dal prelievo di risparmi e da un aumento dell’indebitamento.

Inflazione in discesa

Comunque, all’interno dello Studio di Confcommercio, una notizia positiva c’è e riguarda l’inflazione che secondo le previsioni in Italia scenderà da 5,3% a 1,9%, grazie soprattutto al calo dei prezzi dell’energia, a quello delle materie prime come grano e ferro e alla stretta monetaria delle banche centrali.

Segni di fragilità

Per il Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli il rallentamento dell’economia italiana è preoccupante: “Occupazione e produzione mostrano, infatti, segni di fragilità. Serve un’operazione fiducia attraverso la detassazione degli aumenti contrattuali e delle tredicesime confermando, anche per il 2024, la riduzione del cuneo fiscale. Sarebbe una boccata di ossigeno in grado di rimettere in moto i consumi e la nostra economia”.