L’Italia ha un ruolo da protagonista nella Global Biofuel Alliance, si tratta del piano per ridurre l’inquinamento da idrocarburi fossili e puntare ad avere maggior quote di energia verde. A sottolineare l’impegno dell’Italia nella alleanza internazionale è il viceministro all’Ambiente, Vannia Gava, che spiega: “La prova tangibile del buon lavoro che stiamo mettendo in campo sui tavoli internazionali per promuovere e contemperare, ad un tempo, la necessaria tutela dell’ambiente con gli interessi economici dell’Italia”. Vannia Gava, da mesi segue l’avvio della piattaforma biofuel Gba, annunciata durante il G20. “L’esserne tra i paesi fondatori e il sigillo ottenuto nel corso del G20 dei capi di governo sono per me motivo di soddisfazione. Visione e pragmatismo sono le due direttrici che guidano l’azione di questo ministero. L’obiettivo”, spiega il vice ministro all’Ambiente, “della decarbonizzazione ha il dovere di sposare il dovere della tutela del nostro tessuto imprenditoriale e sociale”.
Italia meno dipendente
Una buona notizia per l’Italia, già c’è, secondo l’Ispra, “l’indicatore di dipendenza” nel lungo termine, mostra come una diminuzione della quota di petrolio e l’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili determina la diminuzione della dipendenza energetica nazionale. In termini di dipendenza da petrolio l’Italia è ottava nella classifica europea, in testa ci sono paesi come Lituania, Grecia, Paesi Bassi e Spagna. Nel dettaglio, per quanto riguarda l’Italia nel 2019, si scopre che le fonti di energia derivano dal petrolio per il 35%, dal gas naturale per il 30% mentre le rinnovabili sono al 10%. A livello europeo le medie sono 41% per il petrolio, 16% per il gas naturale e 9% per le rinnovabili. Rispetto al petrolio, invece, la maglia nera per quanto per le rinnovabili va a Irlanda (4,3%) Lussemburgo (4,3%) e Olanda (4,5%) mentre i paesi più virtuosi sono Finlandia (27%), Lettonia (26,4) e Svezia (26,2%).
Petrolio, Europa e Pil
A mostrare le criticità dell’Ue è uno studio dell’Università di Pisa e Ferrara, firmato da Giovanni Carnazza e Federica Cappelli. La prima difficoltà è quella di a dissociare il consumo di petrolio dalla crescita del Pil e raggiungere gli obiettivi ambientali fissati dal Green Deal europeo; la seconda difficoltà è la disparità dei vari Paesi rispetto alla dipendenza dal petrolio; e, infine, il problema della dipendenza internazionale e geopolitica dal petrolio per la sicurezza energetica.
La rete dei Paesi aderenti
La Global Biofuel Alliance,intanto dopo il G20 tenuto di recente a Nuova Delhi, fa intanto passi avanti. La ministra indiana Meenakashi Lekhi, per la celebrazione dei 50 anni dalla prima visita in India di Fidel Castro, rende noto di aver chiesto anche ai cubani di entrare nell’Alleanza. “Oggi, le sfide che il mondo si trova ad affrontare sono lo sviluppo sostenibile, il cambiamento climatico, l’energia verde, i sistemi di energia rinnovabile” ha sottolineato la ministra indiana che ha aggiunto: “Cuba fa già parte dell’Alleanza Solare Internazionale, ma non vedo l’ora che facciano parte anche dell’Alleanza per i Biocarburanti”.
I monopoli delle terre rare
Insomma le “dipendenze energetiche” continuano a esistere, anche se stanno cambiando forme. Più che dipendenze da approvvigionamento o possesso le dipendenze saranno associate alle “fonti critiche” e alla tecnologie per la transizione green. Conteranno sempre più i monopoli su terre rare o le innovazioni sui pannelli solari, ad esempio. Ai produttori di combustibili fossili si affiancheranno i produttori e sviluppatori di energie alternative.
Da dove oggi arriva il petrolio
Oggi oltre la metà del petrolio viene da quattro paesi; Stati Uniti, Arabia Saudita, Russia e Canada. Tra i primi dieci si trovano quasi tutti i paesi dell’area del Golfo. Un crollo repentino dell’utilizzo del petrolio potrebbe sconvolgere molte economie che si basano solo sull’export del greggio.