Pellegrino Artusi: l’Italia unita a tavola

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Abbiamo il privilegio di vivere in uno dei Paesi più ricchi di storia, di arte, biodiversità della natura e della cultura.
Gli Italiani sono assuefatti dalla bellezza regalataci; la portiamo nel nostro DNA, tanto che spesso passa inosservata ai nostri occhi frettolosi.
Viaggiando nelle città d’arte, nelle campagne, sulle montagne, al mare, nelle isole o nei piccoli, suggestivi e pittoreschi borghi, gemme incastonate nel territorio, notiamo lo stupore dei turisti di fronte a tanta meraviglia che per noi Italiani non è altro che consuetudine e normalità.
Avremmo bisogno di un’enciclopedia per raccogliere le notizie su quanto abbiamo ricevuto in dono dalla storia e dalla natura.
Ritengo che la genesi di questa ricchezza sia in una sola parola: la diversità, intesa come sintesi di opposti che si incontrano magicamente in un determinato luogo o contesto (montagne- mare, caldo-freddo, arte eclettica, cultura occidentale o mediorientale, laicismo e religiosità; e potremmo continuare).

L’Italia è a livello geopolitico un ponte nel Mediterraneo tra Europa, Africa e Asia; raccoglie sinteticamente gli influssi e le espressioni culturali dei 3 Continenti. Chi può vantare tanto?

Si comprendono facilmente le difficoltà che, all’alba dell’unità d’Italia, gli Statisti dovettero affrontare: costituita l’Italia geografica bisognava cercare una precisa identità politica e di popolo, in grado di confrontarsi con gli Stati europei che, peraltro, in passato avevano governato in Italia.
Vi fu un uomo, Pellegrino Artusi, nato nel 1820, vissuto tra Forlimpopoli (FC) e Firenze, ricco commerciante, scrittore, critico letterario e gastronomo, che ebbe la curiosità di conoscere come si alimentavano gli Italiani. Pubblicava annunci giornalistici invitando le massaie lettrici ad inviargli, attraverso il neonato servizio postale nazionale, le ricette locali. Egli poi, coadiuvato da due fedeli collaboratori, Franco Ruffilli e Marietta Sabatini, li sperimentava (siamo nell’epoca del positivismo), affinava e valorizzava le proposte e, nel 1891, pubblico il libro intitolato “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, importante oltre che per i contenuti culinari, anche per la diffusione sul territorio, della lingua italiana.
Il libro è stato il primo trattato gastronomico dell’Italia unita e fu tradotto in molte lingue europee.
Tre, secondo Artusi, erano i principi ispiratori della buona cucina italiana, rimasti immutati ed attuali ancora oggi:

  1. ECONOMIA, nel senso di procedere con oculatezza all’acquisto degli ingredienti, utilizzando e valorizzando anche quelli cosiddetti “poveri”. Ciò perché ci si alimenta quotidianamente e i costi devono pesare il meno possibile sul bilancio familiare;
  2. IGIENE, nel senso che l’alimentazione doveva essere sana, dare nutrimento e beneficio al corpo, senza, al contrario, procurare malori o danni. La corretta alimentazione è alla base della longevità e del benessere e, il Nostro, non credo per un casofortuito ma anche per il sobrio stile di vita, scomparve nel 1911 a 90 anni compiuti, età ragguardevole per i tempi. Fu un benefattore, non si sposò mai e non ebbe figli, per cui lasciò una cospicua eredità a diversi Enti. Ai suoi fedeli collaboratori donò i diritti di autore del libro di straordinario successo editoriale, pubblicato con il loro aiuto.
  3. BUON GUSTO nel senso che al cibo è legata la convivialità, il vivere insieme, la condivisione di momenti sereni ed il buon sapore del cibo, che deve concorrere ad allietare la qualità della vita delle persone.
    La pubblicazione del libro, oltre che alla già accennata diffusione della lingua italiana, favorì la conoscenza e la condivisione di usi e costumi delle varie entità locali italiane, valorizzò l’uso di ingredienti non conosciuti,incentivando il commercio.
    Tutto ciò attraverso l’espressione della più semplice attività umana: il nutrirsi bene.
    Oggi la cucina italiana, la ristorazione ed i nostri prodotti agroalimentari sono eccellenze non facilmente replicabili altrove e di cui, noi Italiani, possiamo essere orgogliosi e fieri.
    Il settore è trainante per la nostra economia e,meritatamente, costituisce una cospicua fonte per il nostro prodotto interno, oltre a contribuire a dare lustro all’immagine dell’Italia.
    L’eredità morale di Pellegrino Artusi è di grande valore e quello che possiamo ancora attualizzare della sua testimonianza è il “metodo” utilizzato: ”valorizzando e mettendo razionalmente a sistema la diversità multicolore, variegata e straordinaria delle risorse naturali e culturali del nostro Paese, possiamo eccellere nel panorama mondiale per qualità, ingegno, creatività, gioia e positività di vita”.