Gli allarmi non possono essere più sottovalutati. All’invasione tossica delle micro plastiche che contaminano i suoli, l’aria, il mare, l’ecosistema, si aggiungono le nanoplastiche non scomponibili che possono passare attraverso l’intestino e i polmoni direttamente nel flusso sanguigno e viaggiare da lì al cuore e il cervello. Non è un romanzo distopico di fantascienza ma una realtà a cui tutti siamo esposti e coinvolge ormai l’intero pianeta. Rispetto a questo pericolo ci sono anche esperienze scientifiche positive che sono oggi particolarmente virtuose e preziose. Capaci di porre un limite ai rischi dell’uso e smaltimento della plastica. Un esempio arriva dai Forum Internazionali che la PolieCo promuove sull’economia dei rifiuti. Una esperienza che va sottolineata perché ho avuto modo, direi la fortuna, di essere presente ed ascoltare gli interventi di scienziati, biologi, magistrati, esperti e forze dell’ordine, che hanno analizzato tutte le problematiche e le prospettive del settore del riciclo dei rifiuti plastici. Ricordo le parole chiave più volte pronunciate: sostenibilità, etica e legalità.
Rischi ed effetti imprevedibili
L’allarme sulle nano plastiche devono quindi rafforzare le buone pratiche, perché il futuro rischia di essere sconvolgente.
Le infinitesimali particelle di plastiche, infatti, possono invadere le singole cellule e attraversare la placenta fino a raggiungere il feto. La scoperta resa nota da uno studio della Columbia University riapre un nuovo fronte di ricerca. In particolare lo studio si concentra sull’acqua in bottiglia che può contenere nanoplastiche non scomponibili. Per la prima volta i ricercatori sono riusciti a identificare e contare queste minuscole particelle in acqua in bottiglia e stimato che in media, un litro conteneva circa 240 mila frammenti di plastica rilevabili, da 10 a 100 volte superiori alle stime precedenti, che si basavano principalmente su particelle di dimensioni più grandi.
Il rischio in bottiglietta
Una sorpresa che ha desta un giustificato allarme non solo tra gli scienziati ma tra quanti considerano la plastica, non in sé, ma il modo in cui viene usata, smaltita e gettata, come un pericolo per l’umanità. Per capire le dimensioni del fenomeno bisogna indicare alcuni dati. La produzione mondiale di plastica si avvicina a 400 milioni di tonnellate all’anno. Più di 30 milioni di tonnellate vengono scaricate ogni anno in acqua o sulla terraferma. A differenza della materia organica naturale, la maggior parte delle materie plastiche si suddividono in particelle sempre più piccole della stessa composizione chimica. Al di là delle singole molecole, non vi è alcun limite teorico a quanto piccole queste particelle possano diventare. Si entra in un mondo sconosciuto e dagli esiti imprevedibili anche sulla biologia umana. Ad aggravare l’allarme il fatto che materie plastiche in acqua in bottiglia sono diventate un problema pubblico. La ricerca della Columbia ha realizzato un test su tre marche popolari di acqua in bottiglia vendute negli Stati Uniti. Le marche analizzate non sono state menzionate ma sono state individuate da 110 mila a 370 mila particelle in ogni litro, il 90% delle quali erano nanoplastiche; il resto erano microplastiche. A finire nell’acqua proprio per i processi produttivi di imbottigliamento ci sono sostanze di di tutti i tipi, dal polistirolo al cloruro di polivinile e polimetilmetacrilato, tra l’altro tutti materiali utilizzati in vari processi industriali.
Una donna coraggiosa
In questo scenario di rischio la scienza, le tecnologie più innovative, le proposte e i progetti migliori possono fare ancora molto. Significativo in questo senso è l’accordo di collaborazione tra il Polieco ed il Cnr Irsa che realizza studi sugli impatti negativi sull’ambiente, in particolare sul suolo e negli ambienti acquatici e in agricoltura. È importate ascoltare le parole e i timori di una manager e imprenditrice speciale per professionalità, esperienza e, soprattutto, coraggio come Claudia Salvestrini, direttrice di Polieco il Consorzio nazionale per il riciclaggio di rifiuti di beni in polietilene. “Ci sono migliaia di tonnellate di rifiuti che sfuggono dalla gestione corretta del riciclo e vanno via dall’Italia in un traffico di rifiuti”, ha sottolineato Claudia Salvestrini, il 10 gennaio scorso in audizione nella Commissione Ecomafie sul recupero degli imballaggi.
Salvestrini ha richiamato sull’argomento l’attenzione della Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. Ha sottolineato l’urgenza di intervenire sul traffico illecito per cui riferirà in sede secretata. Una donna coraggiosa, e su questo che l’Italia, l’ambiente e i cittadini possono confidare. Bisogna avere sempre più forte un sentimento di divulgazione e impegno civile, nel valutare e comprendere a cui siamo esposti e cosa rischiamo. Anche talvolta bevendo della semplice acqua.