Via libera della Camera alla legge quadro in materia di interporti ora il testo passa all’esame del Senato. Maria Grazia Frijia, deputata di Forza Italia, partito che ha presentato la proposta dice che “ad oggi gli interporti italiani ufficialmente censiti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono 24 e constano in 32 milioni di metri quadri di aree per la logistica e 5 milioni di metri quadri di magazzini. Abbiamo ben sei nostri interporti fra i 14 strategicamente più rilevanti in Europa secondo l’agenzia di rating DGG. Un dato che mostra l’enorme potenziale della rete interportuale nazionale che deve essere sostenuto e valorizzato a partire dalla legge quadro proposta dal gruppo di Fratelli d’Italia per garantire un’interconnessione efficiente e sostenibile con le reti di trasporto transeuropee e la realizzazione di un vero e proprio sistema nevralgico che metta in relazione le Autorità di Sistema Portuali, aeroporti e infrastrutture stradali”.
Frijia: risorse da Pnrr, Zes e Ten-T
Una legge che supera la disciplina che risale a più di 30 anni fa e che prevede anche iniziative economiche private che secondo Frijia “offre una cornice giuridica entro cui gli interporti italiani non solo riusciranno meglio a sfruttare le risorse loro destinate dal Pnrr, ma anche a collegarsi meglio con le reti TEN-T e con le Zes. Nel dettaglio, la legge definisce gli interporti come infrastrutture gestite in forma imprenditoriale, dove il gestore agisce in regime concorrenziale e di diritto privato.” E’ stabilito inoltre il principio della programmazione pubblica, intestata al Mims con il coinvolgimento delle autonomie territoriali e locali. Nella norma è poi previsto che all’attività prettamente intermodale possa essere associata un’attività di lavorazione delle merci stesse, quali l’imballaggio e l’etichettatura, favorendo l’occupazione e il contenimento dei costi.
Ghio: svendita di patrimonio pubblico
Mentre per la deputata del Partito Democratico alla Camera, Valentina Ghio “con la nuova legge il Governo avvia una nuova privatizzazione, quella degli interporti, dopo Ferrovie e Poste. Assistiamo a una plastica e concreta realizzazione delle privatizzazioni. È preoccupante inoltre la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, il tutto senza prevedere nessuna gara pubblica, ma solo una perizia giurata di un tecnico per la valutazione degli investimenti. Siamo di fronte a una nuova svendita del nostro patrimonio e di strutture fondamentali per il Paese”.
Gli interporti italiani
Gli interporti sono una realtà che esiste da molto tempo, ma proprio come accadeva per i porti marittimi prima del 1994 e della legge 84 non hanno ancora una normativa che li inquadri. Al varo della legge gli interporti dovrebbero diventare 24 (che possono salire a un massimo di 30) , viene istituito il Comitato nazionale per l’intermodalità e la logistica con compiti di indirizzo, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative inerenti allo sviluppo degli interporti in collaborazione con le Autorità di sistema portuale. Nel Comitato ci saranno il ministro dei Trasporti, i presidenti delle Regioni dove si trovano gli interporti, il presidente dell’Unione interporti e degli interporti medesimi. Partecipano al Comitato ma senza diritto di voto i sindaci e i presidenti delle Autorità portuali interessate dalla programmazione di nuovi interporti, il presidente della Conferenza delle Regioni, i rappresentanti delle imprese di trasporto e logistica che operano nei medesimi ambiti territoriali. Tra gli altri punti qualificanti, la proposta di legge punta a diminuire l’impatto negativo sull’ambiente, con l’associazione dell’attività intermodale con quella di lavorazione delle merci.