Inaugurata nella sede della OHB System AG di Oberpfaffenhofen, in Germania, una struttura interamente dedicata alla missione spaziale europea PLATO, (exoPLAnet Transits and Oscillation of stars); l’evento segnerà l’inizio della fase di integrazione delle 26 telecamere sul banco ottico del satellite. Alla cerimonia ha partecipato la delegazione italiana composta da Isabella Pagano, co-PI di PLATO, Roberto Ragazzoni, Telescope Scientist, Gianalfredo Nicolini, Camera Project Manager e Elisabetta Tommasi, responsabile dell’accordo tra ASI e INAF per le attività del team scientifico italiano per PLATO. Entro la fine del 2024 tutti i modelli di volo delle telecamere saranno pronti per l’integrazione sul satellite. Ognuna delle 26 fotocamere è stata nominata in onore di astronomi/scienziati che sono stati pionieri della scienza correlata alla missione PLATO.
Terza missione dell’Esa
Si tratta della terza missione di classe Media del programma Cosmic Vision 2015-2025 dell’ESA. Il satellite PLATO sarà lanciato a bordo di un Ariane 6 dallo spazioporto europeo di Kourou alla fine del 2026 verso il punto Lagrangiano L2, distante 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Selezionata nell’ambito del Programma Scientifico dell’ESA nel 2014 e definitivamente approvata nel 2017, la missione è entrata nella fase di implementazione a pieno regime dopo la Mission and Payload Critical Milestone, superata con successo nel 2021.
L’età delle stelle
L’obiettivo di Plato è rilevare e caratterizzare mondi rocciosi in orbita all’interno delle zone di abitabilità di stelle di tipo solare attraverso misurazioni molto accurate dei transiti e delle oscillazioni delle stelle. Le misurazioni dei transiti producono informazioni sulla dimensione dei pianeti, mentre le “oscillazioni stellari” ci danno la massa e l’età delle stelle, che sono fondamentali per valutare massa ed età dei pianeti ospitati. La qualità di tutte queste misurazioni è garantita da 26 telecamere con campo visivo ultra ampio che costituiscono gli occhi della missione PLATO. L’intera catena di produzione, integrazione e test delle telecamere è coordinata dal 2020 da ingegneri e scienziati dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF, presso le sedi di Torino, Catania, Padova, Brera, Bologna, e IAPS Roma) e dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), con il supporto dei colleghi del Consorzio della Missione PLATO.
Progetto nato tra Padova e Catania
“Il progetto ottico dei telescopi di PLATO è nato in INAF, tra Padova, Catania e Brera” ricorda Isabella Pagano, direttrice dell’Osservatorio astrofisico di Catania e co-principal investigator della missione. È la prima volta che un satellite dedito allo studio dell’Universo adotta una batteria di telescopi invece di uno solo. Una singola telecamera del satellite PLATO osserva un campo visivo equivalente a circa 5.200 volte l’area coperta dalla Luna piena.
Ricerca tutta europea
Questa prestazione è stata ottenuta grazie a un progetto ottico innovativo: ogni telescopio è infatti un rifrattore con 6 lenti, ciascuna con dimensioni che vanno da 12 a 18 cm di diametro, realizzate con 5 diversi tipi di vetri scelti per ottenere la migliore resa ottica, il minimo rischio di invecchiamento nello spazio, la necessaria resistenza alle sollecitazioni meccaniche e acustiche dell’ambiente di lancio. Gli istituti di ricerca e le industrie che partecipano sono in Italia, Germania, Francia, Portogallo, Spagna, Svizzera e Regno Unito.