La Società di Pediatria: stesse dinamiche come nell’uso di sostanze psicoattive
Oltre 100.000 studenti tra 11 e 17 anni sono dipendenti dai social media e quasi mezzo milione manifestano disordini da videogiochi. I dati sono sottolineati dalla Società italiana di pediatria che rivela come, in estrema sintesi, queste dipendenze hanno in comune con quelle da sostanze e droghe. Entrambe agiscono portando alla compulsività, ovvero l’impossibilità a resistere all’impulso di mettere in atto il comportamento. Il “craving”, vale a dire la sensazione crescente di tensione che precede l’inizio del comportamento, la percezione di perdita di controllo e la persistenza del comportamento nonostante la sua associazione con conseguenze negative. La Società di pediatria dichiara che “i pediatri possono svolgere un ruolo chiave nell’accompagnare i genitori sin dalla primissima infanzia dei loro figli e figlie.” La Sip ha suggerito ai pediatri anche di sensibilizzare i genitori affinché l’esposizione ai dispositivi multimediali durante l’infanzia sia regolata sulla base delle prime evidenze cliniche. “E’ ormai noto – spiega la Spi riproponendo un intervento degli esperti Caludia Mortali, Luisa Mastrobattista e Adele Minutillo – che la dipendenza da oggetti o comportamenti si sviluppa con le stesse dinamiche biologiche e manifesta le stesse caratteristiche fenomenologiche implicate nell’uso di sostanze psicoattive, tanto che nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) si parla di “dipendenze comportamentali”, ovvero di “non-drug-related behavioral addictions”.
Fenomeno maschile
ll fenomeno dell’Igd (disturbo da internet-videogioco)coinvolge il 12% della popolazione scolastica 11-17 anni ma se si osserva la sola fascia di età 11-13 anni, relativa agli studenti delle scuole secondarie di primo grado, la prevalenza di Igd sale a 14,3% (pari a 244.109 studenti). Il fenomeno è prevalentemente maschile, infatti nella fascia 11-13 anni la prevalenza di Igd tra i ragazzi è 18% (contro il 10,8% delle femmine della stessa età) e nella fascia di età 14-17 anni è 13,8% (contro il 5,5% delle femmine). Gli elementi comuni alle diverse forme di dipendenza (con sostanza o senza) riguardano sia la dimensione della diagnosi psicopatologica, sia la dimensione della eziopatogenesi, per cui i circuiti neurali centrali (ad es. il Sistema della ricompensa-Reward System) e i neurotrasmettitori implicati (ad es. dopamina e serotonina) in tutti i comportamenti di dipendenza sono per la gran parte gli stessi.
Comportamenti alterati
“Purtroppo – sostengono le studiose – non è ancora sviluppata la percezione comune della pericolosità, del danno potenziale e del costo sociale delle dipendenze comportamentali, o quantomeno non è ancora comparabile con quella legata alle dipendenze da sostanze. Se si considera la sempre maggiore precocità dei comportamenti di addiction, l’impatto e la pervasività rispetto al funzionamento globale di un individuo nel pieno del suo sviluppo evolutivo, le dipendenze comportamentali rappresentano oggi uno dei maggiori pericoli per lo sviluppo del bambino e dell’adolescente.” Il disturbo si manifesta con controllo alterato sul comportamento di gioco (es. inizio, frequenza, intensità, durata, termine, contesto), priorità data al gioco rispetto alle altre attività e interessi e, infine, continuazione o escalation del gioco nonostante il verificarsi di conseguenze negative.
Privazioni di sonno
Il Dipartimento delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva affidato all’Istituto Superiore di Sanità il progetto “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z – Studi di prevalenza nella popolazione scolastica (11-17 anni) e correlazione con percezioni e competenze genitoriali, anche alla luce dell’emergenza pandemica da Covid-19”, scoprendo i dati di cui sopra e sono anche stati messi a confronto i ragazzi che presentano un rischio di Igd con i coetanei che non presentano questo rischio. Gli individui con disturbi consumano in percentuale maggiore i nuovi prodotti contenenti tabacco e nicotina (tabacco riscaldato e sigarette elettroniche); assumono maggiormente bevande alcoliche e hanno dichiarato maggiormente episodi di ubriacatura. Il 30,6% degli studenti più giovani (11-13 anni) con Igd dichiara di aver dormito meno di 6 ore a notte nel mese antecedente l’intervista e quasi il 25% impiega più di 45 minuti per addormentarsi. Anche il rapporto con i genitori e il rendimento scolastico risultano diversi tra i due gruppi, infatti gli studenti che presentano rischio di Igd hanno un rendimento scolastico più basso e dichiarano maggiormente di avere una comunicazione difficile con i propri genitori.