Ancora 70 morti e dispersi nel Mediterraneo

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Solo nel 2024 sono stati oltre 920 i rifugiati ritrovati privi di vita nelle acque davanti alle nostre coste siciliane o calabresi o dati per dispersi e circa 30.000 dal 2014. Centro Astalli:” Occorre un sussulto di umanità”

“Le tragedie avvengono davanti ai nostri occhi eppure nulla si muove”. Sono le amare parole di Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli che dal 1981 si occupa di migranti, nel commentare sgomento l’ennesima tragedia del mare. “Ogni naufragio – prosegue Padre Ripamonti – ci mostra il paradosso di questa epoca: il fatto che degli esseri umani muoiano in mare non suscita reazioni e non provoca indignazione. Serve un sussulto di umanità. La gestione delle migrazionirichiede lungimiranza, visione e responsabilità. Limitarsi a misure di contenimento, costose in termini economici e di vite umane, non è la soluzione”.

Sono forse 66 gli ultimi migranti che risultano dispersi a poche centinaia di metri dalla costa calabrese, 26 sarebbero bambini stando a quanto riferito dai sopravvissuti. Proseguono le attività di ricerca della Guardia Costiera, con motovedette e un aereo, ma per ora sono solo 11 i superstiti afgani, iraniani e curdi della barca a vela partita dalla Turchia. 

A quest’ultimi dispersi e alla donna morta subito dopo lo sbarco si aggiungono i 10 migranti trovati privi di vita nello scafo di una barca in legno a largo di Lampedusa, forse soffocati dai fumi del carburante, del giorno prima. Partiti dalla Libia, erano in viaggio da alcuni giorni con altre 51 persone, fortunatamente tratte miracolosamente in salva. “I rifugiati – insiste Padre Ripamonti – vengono ridotti sempre più a flussi migratori, statistiche, numeri, senza nome e senza volto, al fine di allontanarli dalla sensibilità e dall’incontro con i cittadini europei. Basti pensare all’oblio in cui releghiamo le vittime delle migrazioni: morti di indifferenza che non fanno più notizia, assuefatti come siamo alle tragedie in mare, alla logica dei numeri e dell’emergenza”. Il rischio più grande è, quindi, che alla fine ci si possa abituare a questa tragedia umana, che proprio per la sua reiterazione non sorprende più l’opinione pubblica.

Spetta alle istituzioni nazionale ed europeereagire per cercare di salvare quante più vite possibile. “Affermare i diritti significa non volgere lo sguardo altrove di fronte ai migranti” ha, infatti, affermato nel suo discorso di fine anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per la comunità di Sant’Egidio e Centro Astalli l’unica via possibile sono i canali umanitari e i piani di evacuazione dalle principali aree di crisi, misure già sperimentate che bisognerebbe mettere in atto in maniera strutturale e sistematica. La speranza è che il Giubileo 2025, il secondo di Papa Francesco, rappresenti una vera occasione per attivare politiche di accoglienza più lungimiranti e rispettose dei migranti che rappresentano un’umanità in cammino, mossa dalla speranza di trovare un futuro di pace: I rifugiati -.scrisse Francesco al Centro Astalli nel 2019conoscono le vie che portano alla pace perché conoscono l’odore acre della guerra”.