Esce una nuova raccolta di endecasillabi “scomposti e imperfetti”, come li definisce lo stesso autore, il giornalista Francesco Paolo Del Re, ancora una volta biografici ma anche specchio di una società malinconica e dolente
Sono piccoli frammenti di giorni furibondi e di notti smisurate quelli che restano impigliati nelle poesie di Francesco Paolo Del Re raccolte nel libro “La forma felice”, pubblicato dalla casa editrice indipendente romana Affiori nella collana Poesia, con una prefazione di Giorgio Ghiotti. A legarli insieme è la metafora della luce, che resiste e rischiara un buio sordo e sempre in agguato.
In un teatro domestico, dove fare il conto delle presenze e delle assenze, va in scena l’artificio della visione, l’intuizione di quello che è anteriore, ulteriore o interiore, la persistenza dei ricordi, lo stupore quotidiano e il vivere presente con le sue folate di vento e i suoi peccatucci, la cura infinita di sé e la fiducia negli altri. Roma e le stagioni si ritrovano in ascolto nel ciclico ripetersi di un vaticinio tutto da interpretare, che si offre a chi sa coglierlo come un dono di futuro.
Un piccolo romanzo scompaginato in forma di preghiera segue la sua strada fatta di passi sempre falsi, sempre con un bagliore innamorato negli occhi”, spiega l’autore. “La poesia di Francesco Paolo Del Re – commenta Giorgio Ghiotti nella sua prefazione al libro – mette in salvo quanto lo scorrere dei giorni minaccia e sbiadisce e lo fa senza vaticini, senza talismani o preghiere, con la sola forza della voce che alzandosi invoca”. E prosegue: “Ne ‘La forma felice’ – in cui la felicità è uno stadio più che uno stato, ragionante e conquistato – si attraversano interamente le stagioni (primavere e autunni, estati e inverni) e scorrono i mesi, i giorni (novembre sbilenco; giugno con la sua stanchezza che tace persino l’amore; la falena di ottobre; le domeniche inutili da contare). Ma è la ‘stagione dell’argento fatto asfalto, che s’aggiunge, inedita e dirompente, alle età vichiane”.
Francesco Paolo Del Re, classe 1980, è nato a Bitonto, in provincia di Bari, e vive a Roma. È un giornalista professionista, inviato del programma “Chi l’ha visto?” di Rai 3. Ha esordito in poesia nel 2015 con “Il tempo del raccolto” (SECOP Edizioni) e nel 2016 ha curato l’antologia “Le gazze disattente. La Puglia, l’impegno, dodici poeti” (SECOP Edizioni). Nel 2022 ha pubblicato la silloge “Pesci sognanti, dipinti, perduti” (Cervo Volante Edizioni), insieme all’artista Massimo Ruiu. Scrive di arte contemporanea, con attenzione ai temi dell’identità e al recupero di un Novecento minore. In veste di curatore ha firmato mostre in spazi espositivi pubblici e privati e dal 2017 porta avanti insieme a Sabino de Nichilo il progetto “Casa Vuota” a Roma.