La febbre del Mediterraneo continua a salire

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Secondo le rilevazione condotte da 25 anni dall’ENEA  e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia  nell’ambito del progetto MACMAP, che monitora le acque dei mari Ligure e Tirreno lungo la tratta Genova-Palermo, la temperatura
media del Mar Mediterraneo è aumentata in maniera progressiva di oltre 1° dal 2013 al 2023. Oltre all’aumento della temperatura media in superficie, la “fotografia termica” del Mediterraneo, realizzata in 100 campagne durante le quali sono state lanciate oltre 3 mila sonde, evidenzia anche un incremento degli strati più profondi, fino a 800 metri.

Il principale obiettivo del progetto MACMAP è quello di studiare l’evoluzione del clima nelle regioni mediterranea e polari e la natura multidisciplinare del gruppo di lavoro favorisce l’integrazione sinergica delle differenti competenze messe in campo. Il fine ultimo del progetto è quello di fornire un contributo alla comprensione del cambiamento climatico alle medie scale temporali passate e future e dei suoi effetti sulle interazioni tra atmosfera, oceano, idrosfera, criosfera e terra solida attraverso nuove e più accurate stime dei sui principali indicatori.

Le campagne di misura del Mediterraneo utilizzano le navi della compagnia di traghetti GNV che collegano Genova con Palermo. Durante il viaggio i ricercatori lanciano, circa ogni 30 minuti, le sonde in posizioni fisse, che consentono misurazioni fino a circa 800-850 metri. La frequenza delle campagne nel passato ha avuto cadenza quindicinale o mensile, poi sono state realizzate 5-6 ripetizioni ogni anno. Dal 2021 vengono svolte 4 campagne all’anno con l’idea di studiare la variabilità stagionale.

Comprendere le cause di questo surriscaldamento non è facile perché il clima è governato da dinamiche complesse e fortemente multivariate, ma ciò che è stato assodato è che stato raggiunto il valore termico più elevato dall’inizio delle rilevazioni moderne. Difficile anche prevedere il futuro, che non si prefigura roseo. “Le indicazioni dei modelli disponibili propendono per un possibile ulteriore aumento delle temperature delle acque – commenta Simona Simoncelli, ricercatrice dell’INGV – , ma la veridicità di tali previsioni potrà essere confermata solo dalle misurazioni che gli attori di questa venticinquennale attività hanno tutta l’intenzione di continuare a svolgere, a cominciare dalla centesima campagna prevista per il prossimo dicembre”.

Le conseguenze, invece, sono note. L’aumento delle temperature superficiali del mare porta a tempeste e fenomeni atmosferici più gravi e contribuisce all’innalzamento del livello del mare. Altri effetti includono l’acidificazione degli
oceani, il declino del ghiaccio marino, l’aumento della stratificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno con rischi evidenti per la biodiversità.

Nel 2023 le temperature del Mar Mediterraneo hanno raggiunto il valore termico più elevato dall’inizio delle rilevazioni moderne, con un incremento della temperatura media superficiale di oltre 1°C in 25 anni, un progressivo aumento dal 2013 nel Tirreno meridionale, in estensione verso nord, e il riscaldamento degli strati più profondi, fino a 800 metri. È quanto emerge dalle attività condotte da ENEA e INGV nell’ambito del progetto MACMAP [1]  e presentate in occasione dei 25 anni dell’attività di rilevamento della temperatura delle acque dei mari Ligure e Tirreno, lungo la tratta Genova-Palermo, in collaborazione con GNV, la compagnia di traghetti del Gruppo MSC. Oltre all’aumento della temperatura media in superficie, la “fotografia termica” del Mediterraneo, realizzata in 100 campagne durante le quali sono state lanciate oltre 3 mila sonde, evidenzia anche un incremento degli strati più profondi (100-450 metri: +0,4 – +0,6°C; 450-800 m: +0,3 – +0,5°C).

Inoltre, dall’analisi delle misure emerge che tra il 2013 e il 2016 il riscaldamento è stato superiore a 0,4 °C, seguito da una leggera diminuzione e da un periodo stazionario negli anni successivi, per poi riprendere ad aumentare progressivamente dal 2021 fino al settembre 2023, quando ha raggiunto il suo massimo. Per un’indicazione dell’entità del fenomeno, va segnalato sia il breve arco temporale in cui è avvenuta questa variazione sia il fatto che, per indurre nel mar Tirreno l’aumento di temperatura misurato tra 2015 e 2023 nello strato tra 200 e 800 m di profondità, sarebbe necessaria una quantità di energia pari a decine di volte il consumo di energia elettrica in Italia in un anno.

“La serie storica di dati di temperatura lungo la stessa rotta è cruciale per gli studi climatici perché consente di valutarne l’evoluzione temporale, evidenziando le possibili variazioni quindi di capire se nel tempo c’è stato un riscaldamento o un raffreddamento lungo la colonna d’acqua nella zona monitorata”, spiegano i ricercatori dell’ENEA, tra cui Franco Reseghetti, da poco in congedo e che in prima persona ha realizzato le campagne. “Questa collaborazione rientra nella più ampia strategia di sostenibilità di GNV attraverso cui intendiamo, tra le altre cose, dare il nostro contributo fattivo per preservare la biodiversità e l’ecosistema marino. Auspichiamo, infatti, ci sia modo di rafforzare sempre di più questo progetto portandolo anche sulle altre rotte operate dalla nostra Compagnia nel Mediterraneo. L’obiettivo a lungo termine è quello di utilizzare i dati raccolti anche per una sempre migliore gestione delle nostre navi ottimizzando, ad esempio, la manutenzione di scafi ed eliche”, afferma Ivana Melillo, Head of Energy Efficiency di GNV.

“Cosa riserverà il futuro prossimo? Le indicazioni dei modelli disponibili propendono per un possibile ulteriore aumento delle temperature delle acque, ma la veridicità di tali previsioni potrà essere confermata solo dalle misurazioni che gli attori di questa venticinquennale attività hanno tutta l’intenzione di continuare a svolgere, a cominciare dalla centesima campagna prevista per il prossimo dicembre”, dichiara Simona Simoncelli, ricercatrice dell’INGV.