Ancora fumata nera alla Cop29 su aiuti ai Paesi poveri

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Obiettivo principale della Cop 29 in corso a Baku, in Azerbaijan, è fissare una nuova cifra per i finanziamenti (New collective quantified goal-Ncqg) da erogare ai Paesi poveri per far fronte al riscaldamento globale a partire dal 2026. Si devono, cioè, aumentare i 100 miliardi di dollari stanziati dall’Accordo di Parigi che scadrà il prossimo anno. Ma a tre giorni dalla fine del vertice dei 197 Paesi più l’Ue l’accordo sembra ancora lontano. “Lasciatemi dire che sono preoccupato per lo stato dei negoziati – ha, infatti, commentato il presidente azero della Cop, Mukhtar Babayev. Le parti non si avvicinano a velocità sufficiente”.

Dai precedenti accordi, sono 580 i miliardi promessi entro il 2030 per gli aiuti climatici ai Paesi in via di sviluppo, cifra che permetterebbe di costruire centrali solari, investire nell’irrigazione o proteggere le città dalle inondazioni, ma a due anni dall’approvazione dello fondo per ripagare le perdite e i danni inflitti dal clima ai Paesi poveri, sono stati mobilitati meno di 700 milioni di dollari. Inoltre, solo un terzo dei 100 miliardi di dollari è stato destinato per aiutare i Paesi poveri ad adattarsi al un ambiente surriscaldato. Il resto è andato alla lotta alle emissioni, tema caro al Nord del mondo. Nel frattempo l’Onu stima che il divario tra finanziamenti e reali necessità nel 2030 raggiungerà quota 359 miliardi di dollari l’anno.

“I costi dell’adattamento stanno schizzando per tutti, specialmente per i Paesi in via di sviluppo – ha sottolineato Simon Stiell, segretario dell’agenzia dell’Onu per il clima, l’Unfcc, che organizza le Cop -. Potrebbero salire a 340 miliardi all’anno nel 2030, raggiungendo 565 miliardi all’anno nel 2050. Basta col teatro, passiamo alle cose serie”. Dal summit per ora invece è uscita solo una dichiarazione generica sulla “necessità di catalizzare e incrementare gli investimenti da tutte le fonti e i canali per colmare il divario di finanziamento delle transizioni energetiche a livello globale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”. Secondo il ministro Pichetto Fratin: “Le trattative sono in corso, ma evitiamo di parlare di cifre”.

Delusione anche per la mancanza di impegno nell’accelerare la transizione e l’uscita dai combustibili fossili, così come era stabilito alla Cop28 di Dubai, ma che non è stato ribadito dai leader del G20 riuniti parallelamente a Rio. Nella loro dichiarazione, i leader del G20 hanno chiesto ”maggiori finanziamenti e investimenti pubblici e privati ​​per il clima nei Paesi in via di sviluppo”, di cooperare per tassare i super-ricchi e “di aumentare i finanziamenti per il clima da miliardi a trilioni da tutte le fonti”, senza menzionare specificamente i finanziamenti pubblici. Solo dichiarazioni di intenti, in assenza dei necessari segnali politici che a Baku attendevano da Rio.