Verso chi garantisce la sicurezza dei cittadini e della democrazia la politica sia attenta e solidale
Il nuovo contratto con aumenti salariali e professionali grazie al Governo è in dirittura d’arrivo. Giusto dare attenzione a chi rischia la vita e talvolta la perde
“Era un poliziotto gentile”. Così è stato ricordato è celebrato dai colleghi Amar Kudin, l’agente di polizia morto a Roma a 32 anni all’alba di lunedì 18 novembre nello scontro tra due volanti. Per l’ultimo saluto ad Amar c’è stata la commozione dei famigliari, amici e colleghi. Le bandiere sono state esposte a mezz’asta in segno di lutto per le condoglianze delle istituzioni. Le cronache raccontano di uno scontro tra due volanti i feriti e la morte di un agente dalle qualità di lavoro e umane esemplari. Alle esequie hanno partecipato il ministro dell’Interno Piantedosi, il capo della Polizia Pisani, il vice capo vicario Belfiore, il direttore centrale della Criminalpol Grassi, l’ex capo della Polizia De Gennaro, il prefetto di Roma Giannini, il questore di Roma Massucci, il prefetto Cirillo; ad accompagnare la mamma e la sorella di Amar, il questore di Treviso Alessandra Simone. In questo cordoglio a cui anche noi ci uniamo vogliamo sottolineare e raccontare come è la vita lavorativa di un “poliziotto gentile” come lo è stato Amar.
Mestiere difficile
Fare il poliziotto in Italia e più in generale essere al servizio dello Stato e garantire la sicurezza dei cittadini è un compito difficilissimo, fatto di rischi, stipendi bassi con la consapevolezza di essere nel mirino di contestazioni e averne per paradosso anche la peggio.
Nel 2024 le forze dell’ordine e in particolare la polizia hanno, subito decine di contestazioni e aggressioni. Le immagini di gruppi di facinorosi – dai tifosi scalmanati, dagli spacciatori armati, dai delinquenti comuni e dai criminali armati, fino agli studenti con mazze e sostanze chimiche urticanti – tutti contro le forze dell’ordine che sono entrate nel mirino di un susseguirsi di un vortice di azioni violente
Aggressioni contro la legalità
Aggiungiamo che colpire un poliziotto che cerca solo di contenere azioni violente non solo mette a rischio la sicurezza degli agenti impiegati nei controlli o nel contenimento delle manifestazioni, ma mina anche l’autorità stessa delle istituzioni che devono far rispettare l’applicazione della legge. Gli attacchi (oggi anche negli ospedali fenomeno prima impensabile) hanno assunto un trend inquietante. Una accelerazione di contestazioni e assalti che nel 2024 ha subito un brusco aumento. Una diffusione che si è ampliata su tutto il territorio nazionale.
C’è chi nega la solidarietà
Cosa più inquietante è la mancata solidarietà di alcuni partiti politici che non hanno parole in difesa dei poliziotti che ricevono aggressioni fisiche e verbali, sputi e ingiurie. Anzi per paradosso la polizia viene indicata come “violenta” e agli agenti feriti è spesso negata anche la dovuta solidarietà – in una strana concezione delle istituzioni, della democrazia e dei lavoratori – le parole di attenzione e comprensione sono invece dedicate agli aggressori, a chi provoca e attuata scenari da guerriglia urbana.
Tanti rischi e stipendi bassi
La vita difficile degli operatori della sicurezza si misura anche con gli stipendi bassi e pensioni minime. Vogliamo ricordare – a quanti tra i partiti lo dimenticano e a quanti lo ignorano – che in Italia nel 2024 la paga mensile base di un agente di polizia a inizio carriera è di 1.250 euro netti, calcolati su dodici mensilità. Un Ispettore ne guadagna circa 1500 euro netti al mese. Mentre, un Commissario, percepisce intorno ai 2000 euro netti al mese. Con una durata dell’orario di lavoro di 36 ore settimanali. I sindacati lo dicono da tempo chiaro e tondo: “Gli stipendi sono troppo bassi e il lavoro dei poliziotti e delle Autorità di PS sempre più rischioso, va remunerato in maniera adeguata e proporzionata al lavoro sempre più gravoso, le cui competenze professionali richieste si espandono ogni giorno di più”.
Una pensione minima
Non va meglio per chi va in pensione, per i militari e i poliziotti si ottiene al raggiungimento dell’età prevista, che varia dai 60 anni per i sottufficiali e truppa fino ai 65 anni per gli ufficiali e i dirigenti, a seconda del grado. È inoltre necessario aver versato almeno 20 anni di contributi per maturarne il diritto.
Riforma in dirittura d’arrivo
Uno spiraglio di riforma del nuovo contratto è arrivato in questi giorni, ci sono diverse novità positive e degli aumenti per gli operatori della sicurezza – in un articolo di questo numero di oggi del giornale ne parliamo diffusamente -, di questa svolta ne hanno parlato anche sindacati e tra questi il Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) che osserva come vada “affermato con estrema chiarezza che il Governo è stato conseguente agli impegni assunti con il Sindacato dei Poliziotti”. Ora dagli impegni annunciati il Governo dovrà passare ai fatti. Il Siap in una nota sottolinea e chiede: “che sin da ora al Governo di convocare il tavolo delle trattative non oltre i primi tre mesi del 2025, per il rinnovo del triennio 2025-2028”.
La politica tutta sia riconoscente
Noi ci auguriamo che ci sia più attenzione e più riconoscimenti economici e professionali per chi opera per la sicurezza di tutti i cittadini. Vanno superati e sciolti i nodi contrattuali, vanno incentivate le carriere e soprattutto ci sia più rispetto per quanti nel difendere lo Stato, il diritto alla sicurezza dei cittadini, rischia la vita. Auspichiamo fortemente il sostegno da parte della Politica in modo trasversale e attento, anche in memoria di un “Poliziotto gentile”, che ha perso la vita nel svolgere il proprio lavoro.