Continuiamo il nostro giro di opinioni tra i partiti sul tema scottante delle norme che regolano il registro della Crif, la centrali rischi ossia l’archivio di informazioni sui debiti di famiglie e imprese verso il sistema bancario, rivolgendoci al senatore Emiliano Fenu, capogruppo M5S in commissione Finanze al Senato.
Senatore, saltando una rata di muto o di affitto, si rischia l’iscrizione nel registro dei cattivi pagatori. Di conseguenza non si ha, per un periodo di tempo variabile, a seconda della entità del debito accumulato, accesso al credito. In fase pandemica, non trova che siano regole che andrebbero riviste nelle modalità o nella tempistica?
Condivido questo punto di vista. Le regole applicate da questi organi di valutazione del merito creditizio come la Crif andranno sicuramente riviste alla luce di quello che è successo, perché la prima conseguenza di una rigidità applicazione delle stesse è una stretta creditizia che potrebbe sommarsi agli effetti della pandemia peggiorando le condizioni in cui le imprese si troveranno ad operare nei prossimi mesi. Per questo ne stiamo parlando al nostro interno.
Sta pensando a qualcosa di specifico?
I parametri attualmente previsti dalla Legge fallimentare, ma anche dal nuovo Codice della crisi d’impresa, sono parametri troppo stretti e occorre rivederli. Sulla crisi di impresa presenteremo un emendamento al Decreto sostegni perché vengano aumentati i parametri di fallibilità di fatturato e di attivo patrimoniale, al fine di evitare il rischio per tante microimprese (penso ai ristoranti), di vedersi costrette a portare i libri contabili in tribunale.
Altri problemi su cui pensate di intervenire a favore delle PMI?
Esiste un altro problema, sempre legato alla valutazione bancaria delle imprese, rappresentato dal “calendar provisioning” e dalla disciplina europea sulla classificazione della clientela da parte delle banche, norma che, tra le altre cose, riduce i termini oltre i quali un credito di una impresa può essere considerato deteriorato. Questo era un parametro eccessivamente rigido e stringente prima della crisi pandemica, adesso è inaccettabile. Su questo punto tutti i gruppi politici, in commissione finanze, sono d’accordo nel voler presentare un documento unitario dove si chiede una sospensione dell’entrata in vigore di questa bomba della Bce per le banche e per i loro clienti.
E per le questioni legate alla Crif?
Sui crediti nei confronti di imprese e famiglie, abbiamo agito fin da subito, a marzo del 2020, con il Decreto Cura Italia, sospendendo tutti i pagamenti delle rate di mutui e prestiti. Questa può essere considerata una azione a monte della CRIF, nel senso che chi aveva un debito all’inizio della pandemia e ne ha chiesto la sospensione, non avrà alcuna conseguenza in termini di merito creditizio. Negli altri paesi europei le moratorie sui debiti stanno arrivando a scadenza e alcuni paesi stanno decidendo di non prorogarle. Noi dovremo farlo, stiamo lavorando per una proroga delle moratorie, per lo meno per chi ha subito gravi conseguenze economiche per la pandemia.
Cosa si può intanto fare nel nostro Paese?
Un recente studio dell’Osservatorio Cribis ha certificato che un milione e duecentomila imprese circa hanno ricevuto in media 86.000 euro, di cui il 78% è arrivato grazie alle garanzie statali che abbiamo messo a disposizione per agevolare l’accesso alla liquidità da parte delle imprese. Nel prossimo decreto – che sarà un altro decreto Liquidazioni o Sostegni Bis e, quindi, con il prossimo scostamento di bilancio – prevediamo un potenziamento del fondo di garanzia per le PMI, che consenta l’erogazione di ulteriore liquidità per le imprese. Questa misura, insieme ai sostegni, ha riscontrato un certo successo e si dovrà proseguire in questa direzione.
Fiscalità e burocrazia, altri due mali che affliggono le nostre PMI. Concorda?
Nelle commissioni Finanze congiunte di Camera e Senato stiamo portando avanti una indagine conoscitiva sulla riforma Irpef. L’IRPEF ovviamente riguarda anche le piccole imprese. Si sta parlando, poi, di semplificazione, anche se ormai il termine “semplificazione” è un termine abusato che spesso ha accompagnato modifiche normative che, paradossalmente, hanno aumentato le complicazioni soprattutto negli adempimenti fiscali delle imprese. Parlerei piuttosto di semplicità e gli strumenti tecnologici sono certamente i più idonei a rendere il fisco più semplice. E’ necessario lo sviluppo della tecnologia fiscale per rendere più semplice il rapporto tra fisco e contribuente e per rendere le banche dati dell’amministrazione finanziaria (e pubblica) facilmente fruibili da tutti e nell’interesse di tutti. C’è una bella frase che credo abbia detto Ruffini, il direttore dell’Agenzia delle Entrate: “Occorre utilizzare le banche dati per i contribuenti e non contro di loro”. Questo è fondamentale. Nell’immediato occorre, come abbiamo fatto anche nel DL Sostegni, proseguire con la sospensione della riscossione. Come Movimento 5 Stelle intendiamo presentare un emendamento al DL Sostegni per la riapertura della rottamazione delle cartelle (una riapertura della rottamazione ter o una rottamazione quater) per consentire ai contribuenti di poter estinguere il proprio debito in tempi lunghi e senza sanzioni, dimezzando quindi le pretese.
E’ preoccupato del numero crescente di famiglie e imprese che si rivolgono agli usurai?
Garantire liquidità a imprese e famiglie, ad esempio con il fondo di garanzia per i prestiti alle PMI e con le moratorie su mutui e prestiti, è una delle migliori ricette contro l’usura. Un’altra ricetta è la ripresa del lavoro e dell’economia ed il superamento della crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo. I nostri sforzi sono tutti finalizzati a questo.