Persecuzioni, atrocità, autoritarismi e manipolazione dell’informazione ignorati solo perché realizzati nel segno di ideologie, sistemi politici ed economici, esasperazioni confessionali collocabili nell’orizzonte di convinzioni politiche e culturali aberranti e prevaricatrici.
L’ipocrisia è tra le patologie dell’animo più praticate e detestabili: se ne colgono i segni nel mondo della politica, dell’informazione e della cultura, in una particolare capacità di contagio e di elaborazione sui versanti della sinistra e del radicalismo alla moda.
Nei giorni scorsi abbiamo visto manifestazioni di protesta che hanno il loro comune denominatore nella tutela di ogni tipo di sessualità e di una riscrittura della storia all’insegna di un revisionismo penitenziale per gran parte degli eventi del nostro passato sui cui ha fatto da contrappeso un silenzio assordante su persecuzioni, atrocità, autoritarismi e manipolazione dell’informazione ignorati solo perché realizzati nel segno di ideologie, sistemi politici ed economici, esasperazioni confessionali collocabili nella genesi e nell’orizzonte di convinzioni politiche e culturali aberranti e prevaricatrici.
Nessuno, sul fronte di una sinistra irriconoscibile rispetto alla sua stessa storia, si agita, protesta o marcia a tutela delle donne afgane sulle quali si profila l’incubo di un futuro di oppressione oscurantista o delle ragazze africane e medio orientali sulla quali grava già lo stesso incubo. Fra le libertà rivendicate, anche quelle più opinabili, l’unica accantonata sembra quella religiosa, che vede un’estesa area di persecuzioni nei confronti dei cristiani, a cominciare da quella Cina di cui tutti vantano la forza economica e militare.
Una Cina, però, che non solo ha schiantato identità tecniche e culturali e si è fatta beffa di qualunque intesa finalizzata a garantire quel minimo di libertà che sopravvivevano fino all’ultimo sorridente, ma implacabile, imperatore rosso.
Né va meglio nel territorio del Sud America a cominciare dalla catastrofe del Venezuela, alla dittatura cubana e alle satrapie dell’area centrale del continente.
Anzi la lebbra dell’insofferenza e dell’intolleranza comincia a spirare anche nel Nord America e nella stessa Europa nei confronti delle memorie storiche, delle tradizioni religiose e delle convinzioni etiche.
Complice di questa deriva collettiva l’abuso dei nuovi strumenti di comunicazione e di strategie informative e di intrattenimento che stanno creando, nel vuoto della politica, lo strapotere dei magnati dell’economia.