Attuare e aggiornare la Costituzione: i 75 anni della Repubblica. Le ragioni del nostro stare insieme

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La Repubblica ha 75 anni. Li celebriamo senza la consueta parata militare, per via delle restrizioni dovute alla pandemia, ma con la speranza, convalidata dalle progressive riaperture delle attività consuete, che il peggio sia passato.

Tuttavia, alla consapevolezza, di come e quanto gli anni della Repubblica abbiano significato per lo sviluppo dell’economia e della società, occorre affiancare una riflessione su come e in che misura lo sviluppo non si sia sempre coniugato con altrettanto intenso sviluppo sociale particolarmente nei primi 20 anni di questo secolo, in coincidenza con la scomparsa dei partiti tradizionali, quelli che avevano costruito la Repubblica e gli obbiettivi di una società più giusta, più garantista e più prospera.

Il problema che si pone oggi, in un mondo profondamente mutato rispetto a quello del secondo dopoguerra e dove l’obbiettivo di uno sviluppo economico e civile equilibrato è stato contraddetto da un crescente distacco fra grandi e spropositate ricchezze e l’impoverimento dei ceti medi, dei lavoratori subordinati e degli autonomi, è quello di ricostruire le ragioni della solidarietà, della speranza e del rispetto per la persona.

 

RISCRIVERE ALCUNE PARTI DELLA CARTA COSTITUZIONALE

Una ricostruzione che, per quanto riguarda noi, deve passare anche attraverso una riscrittura delle parti meno attuali e più controverse della nostra carta costituzionale, a cominciare da quelle che di fatto inceppano la vitalità della nostra economia o consentono all’autonomia regionale di godere di un tale vasto e ambiguo spazio di azione da determinarne un ruolo improprio rispetto al precetto che vuole la Repubblica una e indivisibile.

 

ATTUARE DISPOSIZIONI TRASCURATE

Allo stesso tempo, si pone il problema di dare finalmente esecuzione alle norme finora trascurate della Costituzione, come quelle che pongono l’esigenza di regole sia per la trasparenza delle attività e dell’organizzazione dei partiti, sia dei sindacati.

Il piano complessivo di riforme predisposto dal Governo, conformemente alle prescrizioni europee per accedere ai fondi del recovery, scioglie alcuni dei nodi che strozzano o condizionano lo sviluppo, ma sarà doveroso ritenerli un punto di partenza e non di arrivo.

Restano fondamentali le politiche di sostegno alle famiglie e il potenziamento del ruolo della scuola: le cronache, oltre a tanti episodi di solidarietà, ci offrono anche allarmanti testimonianze di degrado e di imbarbarimento morale, che minano l’obbiettivo di una convivenza civile.