“L’agricoltura italiana è la più green d’Europa e, quindi, del mondo. La più ecosostenibile, sicura, controllata, biologica, biodinamica, da tempo in cammino verso la transizione energetica. Quella che dà maggiori garanzie di rispettare la salute umana. Quella che ha più imprese di giovani e di donne che cercano nuove strade usando il web e la tecnologia al servizio della loro creatività. Quella che produce il cibo più amato e vario del mondo”. Lo leggiamo nel libro “Italia Green” scritto dal giornalista Marco Frittella sulle tracce delle best practice italiane per “difendere l’ambiente e la salute guardando al domani”.
Un satellite per controllare l’impronta ecologica delle vigne
Infatti, è nel settore agricolo che troviamo più spesso storie edificanti da raccontarvi nella speranza che questo stimoli l’iniziativa verso una imprenditoria più rispettosa dell’ambiente, soprattutto in un momento storico in cui i sostegni pubblici dovrebbero facilitare le idee ecosostenibili. I viticoltori sembrerebbero i più intraprendenti, come testimoniato anche dal progetto sperimentale “Off Wine” che sta per partire a Montalcino per ridurre le emissioni e rendere il vigneto più sostenibile in un impianto piccolo, di poco più di un ettaro, che in passato ospitava pascoli e piante da foraggio.
Per ridurre le emissioni di anidride carbonica, le barbatelle, piccoli tralci di vite, saranno piantate senza lo “scasso”, uno scavo di circa un metro di profondità che facilita la crescita delle radici della pianta. “Per non liberare i gas serra è indispensabile eliminare tutte le lavorazioni profonde del terreno”, spiega Bruno Basso, docente del dipartimento di Scienze della terra e dell’ambiente alla Michigan State University e co-fondatore di Pixag, la startup innovativa che cura la parte agronomica del progetto. L’evoluzione di questa vigna sarà anche controllata dallo spazio attraverso un software che elabora ad hoc i dati dei satelliti Sentinel. Un monitoraggio che consentirà di intervenire sul campo solo quando davvero necessario.
Plastiche da bucce d’uva e abiti dalle arance
In provincia di Trapani, invece, la cooperativa “Cantine Europa” raccoglie produttori di grandi dimensioni che hanno avviato un processo di sviluppo basato sulla sostenibilità e la qualità. Vini che rappresentano l’ambiente, la cultura e il territorio nel rigoroso rispetto per l’ambiente che fanno della cooperazione la propria forza, mentre. AgroMateriae, una startup emiliana, trasforma bucce d’uva e vinaccioli in una polvere che può essere miscelata fino al 60% a plastiche e bioplastiche. Oltre al risparmio economico nei processi di realizzazione, accelera la biodegradazione. Ma è dagli agrumi che arriva l’idea più fantasiosa. La Orange Fiber sfrutta un processo innovativo che recupera le bucce delle arance e le riutilizza per la produzione di uno speciale filato. Il risultato è talmente pregevole che, da qualche tempo, è nata una collaborazione con lo stilista Salvatore Ferragamo che ha voluto sfruttare le potenzialità espressive del tessuto ricavato dagli agrumi, di cui conservano il profumo.