Il Rapporto Copernicus 2024, pubblicato dal servizio di monitoraggio climatico dell’Unione Europea, indica che il 2024 è stato in modo “praticamente certo” l’anno più caldo mai registrato. Le temperature globali medie per il primo anno intero hanno superato di circa 1,55°C i livelli preindustriali (1850-1900), segnando un record storico e un’importante soglia per i cambiamenti climatici. Questa crescita si colloca in un contesto di aumento continuo delle emissioni di gas serra, intensificato dal fenomeno naturale di El Niño, che amplifica ulteriormente il riscaldamento globale.
Il superamento della soglia simbolica di 1,5°C, pur essendo su base annuale e non una media pluridecennale come richiesto dagli accordi di Parigi, rappresenta un chiaro segnale di allarme. Gli effetti associati includono eventi climatici estremi, come ondate di calore, incendi, inondazioni e scioglimento accelerato dei ghiacci. Il 2024, poi, ha già visto il secondo ottobre più caldo di sempre, con temperature superiori di 1,65°C rispetto alla media del periodo preindustriale.
Questi dati sono stati centrali nei dibattiti della COP29, il vertice ONU sul clima, tenutosi a Baku. I leader mondiali hanno affrontato il tema dell’urgente riduzione delle emissioni per evitare che l’innalzamento delle temperature superi i 3°C entro il 2100, una prospettiva definita “catastrofica” dagli scienziati, senza però giungere a un accordo sul cronoprogramma della decarbonizzazione. Eppure, nonostante alcune politiche già in atto, come il Green Deal Europeo, il ritmo delle azioni globali non è sufficiente per contenere il riscaldamento.
L’importanza dello studio europeo
Il Rapporto Copernicus è una serie di pubblicazioni prodotte dal programma europeo Copernicus, che fornisce dati e analisi relativi all’ambiente e al clima. Questo programma è gestito dalla Commissione Europea in collaborazione con varie agenzie, come l’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e l’EUMETSAT. I rapporti sono fondamentali per monitorare fenomeni climatici, ambientali e meteorologici.
I rapporti includono il monitoraggio climatico (temperature globali, andamento dei gas serra (CO₂, CH₄), livelli del mare, scioglimento dei ghiacci); le osservazioni atmosferiche (qualità dell’aria, concentrazione di inquinanti, fenomeni come incendi e polveri sottili); i cambiamenti della superficie terrestre (deforestazione, urbanizzazione, eccesso di consumo di risorse naturali); il monitoraggio degli oceani (temperature marine, acidificazione, correnti, salute degli ecosistemi marini).
Il Rapporto è fondamentale per stabilire le Politiche climatiche, supportando la definizione delle strategie europee per contrastare il cambiamento climatico. Ma è essenziale anche per la ricerca scientifica, fornendo dati precisi per lo studio degli effetti antropici sull’ambiente, e per le imprese e le decisioni locali, che devono pianificare la gestione delle risorse naturali e l’adattamento climatico.