Aree marine italiane, solo il 4,2% protette

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In questi giorni una pubblicità sponsorizzata da una nota azienda produttrice di tonno sta sensibilizzando in tv, soprattutto i bambini, sulla importanza del mare. Messaggi importanti ma che sembrano arrivare troppo tardi se si tiene conto dello stato di salute del nostro Mediterraneo. Nello spot una bambina spiega quanto siano importanti gli Oceani, una consapevolezza che non ha impedito al Mediterraneo di diventare la sesta zona più inquinata al mondo a causa dei rifiuti plastici, reti da pesca abbandonate e attività umane dannose. Tutti fattori che rappresentano una minaccia non solo per l’ecosistema marino, ma anche per la sopravvivenza di numerose specie, tra cui balenottere, capodogli, tartarughe marine e squali. 

Traffico marittimo, pesca insostenibile, inquinamento e impatti del cambiamento climatico 

Secondo la relazione “Sos Mare fuori: Minacce e soluzioni per la tutela del mare aperto” del WWF, presentata in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani celebrata l’8 giugno, il Mediterraneo ospita il 17% del traffico petrolifero mondiale oltre alle attività di estrazione offshore, che contribuiscono all’inquinamento delle sue acque, mettendo a rischio le biodiversità. Inoltre, vi si concentrano il 15% dell’attività marittima globale e il 20% del commercio marittimo, con oltre 200.000 navi che lo attraversano ogni anno, facendo sì che due terzi (66,8%) del mare aperto italiano sia sotto assedio. Anche la pesca eccessiva rappresenta una minaccia così come i cambiamenti climatici, quando, invece, il Mediterraneo, con il suo valore annuo di 450 miliardi di dollari generati tra risorse e attività, è un affaire che andrebbe protetto. Per quanto riguarda le aree di pertinenza italiane, attualmente solo il 4,2% dello spazio marittimo è protetto, ma è necessario raggiungere il 30% per garantire la sopravvivenza dell’ecosistema marino. 

Salvare i “blue corridors” dove passano i cetacei

Misure di protezione spaziale sono rappresentate, ad esempio, dal contrasto all’abbandono delle gabbie da ingrasso per il tonno rosso o la chiusura della pesca del pesce spada durante l’autunno per ridurre le catture di esemplari giovanili sotto-taglia. Un altro aspetto cruciale per la sopravvivenza del Mediterraneo è la protezione dei “blue corridors”, i corridoi ecologici utilizzati dai cetacei. Il WWF ha suggerito di ridurre la velocità delle navi a 10 nodi e di adottare tecniche di rilevamento per minimizzare il rischio di collisioni con i cetacei. La Pianificazione dello Spazio Marittimo, richiesta anche dalla direttiva europea, è considerata uno strumento fondamentale per promuovere un’economia blu sostenibile. 

10 aree italiane in emergenza

Nel Report il WWF indica le 10 le aree in cui andrebbero preventivati interventi urgenti, nuovi o rafforzamenti di quelli già esistenti, del mare aperto, ossia di quei territori oltre le 12 miglia dalla costa: Canale di Sicilia e Sud Adriatico, due macro-aree già riconosciute come Aree Ecologicamente e Biologicamente Significative dalla Convenzione sulla Diversità Biologica, ma anche Golfo di Taranto, Arcipelago Pontino, Canyon di Castelsardo, Canyon di Caprera, Arcipelago campano, Arcipelago toscano, Arcipelago eoliano e Santuario Pelagos.