Censis sulla transizione ecologica: indietro non si torna

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In questo ambito superata la retorica della spaccatura Nord-Sud

A che punto siamo con la transizione ecologica? Come procedono, oggi nel 2024, impegni, investimenti progetti e interventi che dovrebbero portare l’Italia nel breve corso di pochi anni ad essere un Paese sostenibile da punto di vista ambientale? Se lo è chiesto il Censis, secondo il quale, “il 2024 è anche l’anno del mid term per l’attuazione del Pnrr.” Per misurare la transizione e per verificare sul campo la realtà degli impegni orientati alla transizione, anche quest’anno il Censis ha elaborato il Green & Blue Index, declinato per tutte le 107 province italiane, fra loro aggregate per dimensione: le città metropolitane, le province con più di 500 mila abitanti, le province con una popolazione compresa fra i 300 mila e i 500 mila abitanti, le province con meno di 300 mila abitanti.

Protagonismo del Mezzogiorno

Sulla base di 26 indicatori, articolati secondo le categorie “contesto”, “popolazione”, “imprese”, la costruzione dell’indice ha consentito di definire le diverse graduatorie per le diverse tipologie di provincia, con una particolarità, e cioè la possibilità di far risaltare quelle province che hanno mostrato un maggior impegno nel perseguire la transizione o che hanno mostrato una maggiore “velocità” nel recuperare posizioni e conseguire traguardi. Da una lettura complessiva delle graduatorie e dei dati sottostanti agli indicatori selezionati, oltre alla conferma del posizionamento di vertice da parte di città come Bologna e Firenze fra le aree metropolitane, o di Bolzano e Trento fra le province con più di 500 mila abitanti, o ancora Pordenone fra le province intermedie, si scorge anche un certo grado di protagonismo da parte delle città del Mezzogiorno.

Gli esempi di Bari, Messina e Cagliari

Bari, ad esempio, nella classifica delle 14 città metropolitane, si colloca al quarto posto, grazie a ottime performance nella qualità dell’aria o nella produzione di energia da fonti rinnovabili o, ancora, nella disponibilità di competenze green all’interno del sistema locale di imprese. Messina, presenta una delle variazioni più alte nel periodo 2013-2023 del numero di imprese green attive, o, ancora, si colloca fra i primi posti nel contenere il consumo di suolo in aree ad alta pericolosità idraulica. Cagliari occupa posizioni di vertice nel servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e nella produzione netta di energia da fonte rinnovabile. Fra le piccole città, e cioè le province con meno di 300 mila abitanti, è Benevento a guidare le graduatorie dell’indice, soprattutto in forza dei risultati ottenuti nella categoria “imprese” e Nuoro, invece, si colloca al primo posto nell’ambito “imprese” poiché, oltre a rafforzarsi nella dotazione di competenze ambientali, ha anche dato una spinta agli investimenti orientati alla sostenibilità.

Oltre il Nord-Sud contrapposti

Sono dati e informazioni, quelli restituiti dal Green & Blue Index, che in parte superano la retorica del divario tra Nord e Sud anche quando si parla di ambiente, transizione ecologica e sostenibilità dei sistemi urbani. Nello stesso tempo, segnalano la presenza di alcuni elementi che potranno influenzare il ritmo della transizione nei prossimi anni. In primo luogo, anche tra le tante difficoltà che stanno accompagnando l’attuazione dei piani dedicati alla transizione ecologica (non solo il Pnrr, ma anche il Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima), appare ormai alto il livello di engagement che le amministrazioni locali stanno mostrando nel perseguire gli obiettivi di contrasto agli agenti inquinanti, siano essi legati alla mobilità urbana o piuttosto al comportamento quotidiano degli individui.

In secondo luogo sembra confermato l’assunto che “indietro non si torna”. L’evidenza delle conseguenze che si scaricano sul clima e sulla fragilità dei territori ha richiesto una “postura” da parte delle imprese, delle amministrazioni, ma anche delle persone, che rende sempre più urgente il consolidamento di soluzioni e condotte adeguate al contrasto delle crisi ambientali. In terzo luogo occorrerà adoperarsi affinché le tante misure mantengano un approccio realistico senza che venga, però, messo in discussione l’intero paradigma della sostenibilità.