Unire tradizione e idee innovative nella lavorazione dei tessuti italiani è possibile, magari attraverso l’utilizzo di materiali inusuali come il bambù, una pianta rinomata per le sue molteplici qualità, come la flessibilità e la resistenza, che la rendono particolarmente adatta al suo impiego in vari settori, tra i quali la moda. Il tutto in una ottica di eco-sostenibilità. Lo ha dimostrato una azienda toscana, la Innbamboo, che dal 2012 da questa pianta ricava tessuti per foulard, calze, borse e kaftani, basandosi su un modello di business più sensibile verso il Pianeta. “Cerchiamo soluzioni di valore in aperta controtendenza rispetto alle logiche sempre più insostenibili del fast fashion”, spiega, infatti, il direttore creativo Piergiorgio Caggiari.
Dai “cenci” nuovi filati
Un’azienda a tutti gli effetti “di famiglia”, che condivide gli obiettivi di creare un prodotto alternativo, nuovo per l’Italia ma interessante anche per i mercati esteri, e di dare spazio a un saper fare di altri tempi al servizio di idee innovanti. Nascono così foulard ispirati al mondo dell’arte, borse in tessuto di bambù e canapa, le cui fodere interne sono realizzate totalmente dal riciclo di bottiglie di plastica recuperate dai mari italiani, kaftani e kimono in bambù e cotone biologico, calze da donna ispirate dedicate alle bellezze delle città toscane e recentemente anche Foulard Bamboo® Cashmere. Quest’ultimi hanno permesso alla famiglia di rinsaldare il legame con il territorio e i molti artigiani della zona, imparando a considerare gli scarti come una risorsa e non un rifiuto. “Siamo partiti dall’idea del recupero di vecchi indumenti – spiega ancora Caggiari -, rilavorati fino a diventare nuovo filato, e l’abbiamo applicata al cashmere, realizzando una nuova mischia, mai prodotta prima, composta da puro cashmere rigenerato e fiocco di bambù. Il progetto offre una risposta efficace al problema dell’inquinamento prodotto dal settore tessile nella fase dello smaltimento”.
Materie prime sostenibili
Le materie prime vengono acquistate nei Paesi di appartenenza o dove è caratterizzata la specifica coltivazione. Ogni fornitore deve offrire una chiara e trasparente scheda tecnica dove viene descritta provenienza, sistemi di produzione e certificazioni di sostenibilità. In particolare, il bambù viene importato dall’Oriente e poi lavorato nel famoso distretto tessile di Calenzano, in provincia di Firenze. Altre fibre arrivano da Paesi come il Perù, che vanta un cotone di ottima qualità.
Energie rinnovabili, tinte naturali, gestione dell’acqua e della produzione senza sprechi
L’attenzione all’ambiente da parte dell’azienda passa anche attraverso l’uso di telai alimentati da energia rinnovabile, la tintura portata avanti privilegiando tecniche di lavorazione artigianali e un sistema a ciclo chiuso di gestione dell’acqua per evitarne sprechi. La produzione è molto vicina allo 0% di scarto tessile e in netto contrasto con il rischio di sovrapproduzione. Grazie a un’attenta programmazione, si produce solo il necessario per rispondere alla domanda effettiva, evitando sprechi e invenduto. Per il packaging e per il materiale cartaceo di informazione sui prodotti viene usata carta riciclata e le tinture sono tutte accompagnate dalle certificazioni di rispetto degli standard europei in termine di sostenibilità e legate al marchio 4sustainability per alcune lavorazioni.