Nonostante l’avvio di alcune semplificazioni, richieste a viva voce dai produttori, nel 2022 tre progetti di impianti di energia rinnovabile su quattro sono rimasti incagliati nelle maglie della burocrazia. Parliamo di 673 richieste di autorizzazioni ancora in corso sulle 894 totali. Malgrado questo e l’impennata dei prezzi, l’Irex Annual Report 2023 di Althesys, che dal 2008 monitora il settore delle rinnovabili, strategie e tendenze future incluse, parla del 2022 come di un anno vincente dal punto di vista degli investimenti previsti, circa 41 miliardi. Anche la potenza prodotta è quasi triplicata rispetto al 2021, passando da 15 GW a 38,9 GW, per un totale raddoppiato di operazioni (958). Il buon andamento, che sembra un segnale positivo rispetto alla road map italiana verso la decarbonizzazione, risente naturalmente dei finanziamenti del PNRR e dei nuovi obiettivi 2030.
“Sia pure nelle difficoltà dovute alla geopolitica “il 2022 è stato “un anno molto positivo – è stato il commento del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin alla presentazione del Report -, con una forte crescita di potenza e investimenti programmati rispetto al 2021, che ci consente di guardare al futuro con fiducia. Io credo che sia un segnale di un trend che è emerso in modo netto a livello internazionale. Il mio dicastero e il Governo tutto si sta impegnando affinché tale tendenza si consolidi anche nel nostro Paese”.
Cresce il solare onshore e offshore, cala l’idroelettrico
Principale motore del cambiamento è stato l’agrivoltaico, che con 390 iniziative, 15,8 GW e 12 miliardi di investimenti, conquista la quota del 41% del mercato delle rinnovabili. Il solare, che preserva l’uso agricolo dei terreni, prende il posto del fotovoltaico, che si ferma al 35% con 11,6 GW per 8,3 miliardi. L’eolico onshore vale 184 iniziative, 10,6 GW e 14,2 miliardi di euro, ma anche quello offshore sta crescendo, con 63 progetti rilevati nel 2022 e oltre 50 GW di progetti totali, ma solo uno in funzione. La vera sorpresa l’hanno riservata i sistemi di accumulo, la cui capacità è aumentata del +91% rispetto al 2021, corrispondente a circa 898 MW. Complessivamente in Italia si contano circa 227 impianti di storage per 1,5 GW e 2,7 GWh, quasi tutti di taglia residenziale. La componente storica dello stoccaggio italiano è composta dai 22 impianti di pompaggio, con una potenza massima di circa 7,6 GW in produzione (6,5 GW in pompaggio) e una capacità di 53 GWh, di cui l’84% dai sei impianti maggiori (quattro al Nord e due al Sud). In calo, invece, la produzione idroelettrica (- 37%)., “Serve un piano di investimenti e il Governo non si tira indietro”, ha dichiarato il ministro.
Continua lo sviluppo dell’idrogeno verde
Per il futuro un posto d’onore lo avrà anche al settore dell’idrogeno verde, che ha continuato a porre le basi tecnologiche ed economiche per uno sviluppo della catena del valore. La sua filiera nel 2022 conta nel complesso 115 iniziative, che coinvolgono oltre 150 player diversi per origine e dimensione. Progetti, studi, accordi di collaborazione, prototipi e test sono indirizzati per il 47% agli usi finali, il 32% alla produzione. Il resto si divide tra iniziative integrate sulla filiera e Hydrogen Valley (9%), elettrolizzatori/altre tecnologie produttive (7%) e trasporto/stoccaggio (5%).
Rinnovabili e accumuli a metà strada verso la decarbonizzazione
Rispetto all’adeguamento del sistema elettrico italiano, oltre alle dismissioni di parte degli impianti termoelettrici e allo sviluppo di rinnovabili, reti e accumuli, all’Italia servirà anche il capacity market, cioè la stabilità delle importazioni e un miglioramento della disponibilità degli impianti termoelettrici. Rinnovabili e accumuli sono oggi ancora a metà del guado, mentre l’eliminazione graduale del carbone al 2025, rallentato a causa della crisi del gas, è ritenuto economicamente, oltre che ambientalmente vantaggioso.