Esito dolce-amaro dell’analisi trimestrale Enea del sistema energetico italiano. Nel I semestre 2024 in Italia record di rinnovabili (+25%) ed emissioni in calo (-6%), ma ISPRED ancora sui minimi storici e peggiora ulteriormente la competitività italiana nelle tecnologie per la decarbonizzazione
La transizione energetica comporta un ampio spettro di sfide, legate agli obiettivi di politica energetica e ambientale, all’instabilità dei mercati energetici e al cambiamento tecnologico. L’indice Ispred ne valuta le tre dimensioni cruciali: decarbonizzazione, sicurezza dell’approvvigionamento e prezzo dell’energia. Tre ambiti che, se mantenuti in equilibrio, dovrebbero favorire il passaggio dall’attuale economia centrata sull’utilizzo di combustibili fossili a una a basse emissioni di carbonio. La decarbonizzazione è la progressiva riduzione delle emissioni di anidride carbonica nei processi di consumo dell’energia; la sicurezza fa invece riferimento alla necessità che il sistema di approvvigionamento garantisca disponibilità di energia a prezzi accessibili, indipendentemente da eventi che possono minacciare il flusso e i costi energetici; la dimensione dei prezzi serve a monitorare i costi dell’energia in Italia rispetto a quelli degli altri Paesi europei, sia rispetto alle imprese sia, in misura minore, alle famiglie. Una transizione energetica efficace e stabile non può prescindere dal bilanciamento di tutti e tre questi aspetti.
Per questo l’Enea (l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) analizza trimestralmente il sistema energetico italiano esaminandone questi tre fattori che caratterizzano la politica energetica del nostro Paese, in linea con l’obbligo di svolgere attività di monitoraggio della transizione energetica, previsto dal 2017 per gli Stati membri dell’Unione Europea.
L’ultima analisi registra in Italia un aumento record delle fonti rinnovabili (+25%), forte diminuzione delle emissioni di CO2 (-6% contro -4% dell’Eurozona), minimo storico per il contributo delle fonti fossili (38%) nella produzione di energia elettrica (10 punti in meno rispetto al dato precedente), calo dei consumi (-2%, rispetto al -1% dell’area euro) nel primo semestre 2024. Ma anche difficoltà per la transizione energetica italiana, tra decarbonizzazione ancora insufficiente e problemi di competitività dell’industria nazionale. In pratica, l’indice ENEA ISPRED evidenzia un leggero miglioramento, ma rimane sempre vicino ai minimi storici: in particolare, si collocano su livelli molto bassi i valori relativi a due componenti dell’indice, decarbonizzazione e prezzi e competitività. In miglioramento, invece, la terza componente, sicurezza energetica, grazie alla riduzione della domanda di energia che ha coinvolto soprattutto i settori elettricità e gas.
“L’indice relativo alla decarbonizzazione – spiega Francesco Gracceva, ricercatore ENEA che coordina l’Analisi – beneficia del calo delle emissioni nel settore elettrico, che ha reso la traiettoria delle emissioni dei settori ETS (generazione elettrica ed energivori) ampiamente in linea con il target 2030”. Tuttavia, l’indice è stato penalizzato dall’andamento delle emissioni non-ETS (terziario, residenziale, trasporti e industria non energivora) allontanandosi ulteriormente dagli obiettivi europei, con emissioni di CO2 in lieve aumento (+1%) per questi settori, a causa, in particolare, dei consumi per la mobilità stradale e il trasporto aereo, tornati al di sopra dei livelli pre-Covid. “Per essere in linea con i target europei – commenta Gracceva – le emissioni dovrebbero ridursi del 5% medio annuo. Inoltre, in questi settori, la crescita delle fonti rinnovabili resta decisamente inferiore a quella delineata nel recente PNIEC”.
Peggiora anche la competitività italiana nelle tecnologie energetiche per la decarbonizzazione. La dipendenza dalle importazioni di tecnologie low carbon, infatti, risulta in costante aumento dal 2017, con un valore pari allo 0,34% del PIL nel 2023 e sbilanciamenti particolarmente significativi per fotovoltaico (deficit pari a -2 miliardi di euro), accumulatori (-3 miliardi, il triplo di due anni fa) e veicoli a basse emissioni (-2 miliardi). Segno positivo solo per solare termico ed elettrolizzatori, che hanno però un peso marginale nel saldo complessivo.
Per quanto riguarda la terza componente della transizione energetica – i prezzi di elettricità e gas per famiglie e imprese -, pur continuando a scendere, sono rimasti ancora al di sopra delle medie di lungo periodo, con una forbice ancora ampia tra i prezzi della Borsa elettrica italiana e quelli dei principali mercati europei (nel II trimestre il prezzo medio italiano è salito a oltre il doppio della media di Germania, Francia e Spagna).