Più alti sono gli investimenti pubblici maggiore è il rischio di infiltrazioni mafiose. Per questo il PNRR può trasformarsi in una grossa occasione, soprattutto per le eco-mafie, coloro cioè che attentano all’ambiente e alla salute collettiva per speculazioni criminose ai danni del ciclo dei rifiuti. Abbiamo domandato alla professoressa di Diritto dell’esecuzione penale presso la Luiss, onorevole Paola Balducci, quali siano reali rischi ed eventuali soluzioni.
Le risorse del PNRR, comprese quelle per incentivare iniziative green, saranno davvero cospicue, condivide la preoccupazione manifestata da Draghi e dalla ministra Lamorgese sulle difficoltà nel monitorare tutti gli appalti?
Già più di un secolo fa Don Sturzo evidenziava il pericolo delle infiltrazioni mafiose. Oggi, queste non invadono più solo il Sud Italia. Infatti con il fenomeno della cosiddetta modernizzazione della mafia imprenditoriale si sono radicate esponenzialmente anche nel ricco Nord. La mafia ha cambiato volto, inserendosi anche all’interno delle pubbliche amministrazioni. È nostro compito rivolgere più attenzione a quelli che sono definiti i “reati spia”, perché spesso nascondono reati ben più gravi. Vi sono organizzazioni criminose che si muovono dall’interno attraverso funzionari corrotti. Non è sufficiente commissariare un Comune, come ormai sta avvenendo in tanti territori della nostra penisola, in quanto può accadere che siano proprio quelle figure amministrative presenti negli enti locali che possono nascondere una diversa natura. Occorrerà vigilare attentamente durante l’attuazione del PNRR, il rischio è che le ingenti risorse destinate al lavoro, al futuro dei giovani, al risanamento del Pianeta vengano depredate da individui senza scrupoli.
Con la transizione ecologica al centro dei finanziamenti europei, secondo lei le eco-mafie saranno pronte ad agire?
Il punto fondamentale è il tracciamento dei rifiuti, solo così si può verificare la liceità della relativa destinazione, evitando i ben noti sversamenti. A questo proposito vorrei lanciare un appello al mondo politico affinché il PNRR sia veramente l’occasione, non solo per sanare tutte quelle situazioni in attesa di bonifica, ma anche per istituire buone prassi di controllo sul ciclo dei rifiuti. Pur essendo generalmente contraria alla creazione di nuovi enti pubblici, credo che in questa situazione straordinaria, connotata da ingenti finanziamenti unitamente al persistere di una crisi ambientale gravissima, sia veramente auspicabile una sorta di “Authority” nazionale per la gestione degli appalti pubblici in tema ambientale. La salute ambientale, la salute pubblica nel suo complesso non possono essere danneggiate da crimini perpetrati per l’ottenimento del denaro stanziato dal PNRR.
Come si potrebbe intervenire per evitare questo rischio, con nuove fattispecie di reato o pene più severe? Non ho mai creduto nell’efficacia dell’inasprimento delle pene. Le mafie sono ben strutturate ed in grado di gestire e manovrare i propri collaboratori. Credo, invece, fortemente nella prevenzione e nella cultura della legalità, che va insegnata ai bambini fin dall’inserimento scolastico. Con l’introduzione del D.lgs 231/2001, che ha istituito la “Responsabilità amministrativa delle società e degli enti” è stato raggiunto (in parte) l’obiettivo di far emergere rischi e conseguenze pecuniarie e penali dei danni ambientali procurate dalle imprese. Tutto ciò non è sufficiente. Tutti dobbiamo comprendere a fondo quanto l’ambiente sia un bene primario nonché comune da tutelare. È necessario intervenire, anzitutto, nelle scuole, anche in quelle di alta formazione della magistratura e degli amministratori pubblici, perché sia sempre più alta l’attenzione dei soggetti preposti a gestire la politica ambientale. Sarebbe, infine, doveroso agire nel quotidiano di ognuno di noi.