Vestiti usati, tende e copridivano, scampoli di stoffa non utilizzati, sono i nostri prodotti tessili dismessi che potrebbero rappresentare una importante risorsa nel processo di transizione ecologica se debitamente fatti rivivere. L’ultimo rapporto McKinsey, “Scaling textile recycling in Europe – turning waste into value”, rivela che oggi in Europa vengono generati da ogni singola persona più di 15 chilogrammi di rifiuti tessili l’anno. L’85% del totale di questi rifiuti provengono dai vestiti e tessuti per la casa scartati dai consumatori e costituiscono un grosso problema sociale, perché le loro principali destinazioni finali sono l’incenerimento e le discariche, sia all’interno che all’esterno dell’Europa, con diverse conseguenze negative per le persone e l’ambiente. Secondo la Commissione e il Parlamento Ue, il settore è responsabile del 10% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra e stando alle analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente, gli acquisti di abbigliamento e prodotti tessili effettuati in Europa nel 2017 hanno generato 654 chilogrammi di CO2 per persona.
Entro il 2030 nella Ue nuove norme sull’economia circolare e riciclo rifiuti
Ma si attende una trasformazione significativa che potrebbe creare una nuova industria ampia e sostenibile che trasformi i rifiuti in valore. l riciclaggio da fibra a fibra su larga scala potrebbe essere raggiunto entro il 2030, creando una nuova e sostenibile industria circolare in Europa. Per raggiungere questa scala McKinsey stima siano necessari tra i 6 e i 7 miliardi di euro di investimenti sull’intera catena del valore, compresa la raccolta, lo smistamento e il riciclaggio dei tessuti contro un pool di profitti stimato intorno gli 1,5 e 2,2 miliardi di euro. A queste cifre si deve, però, sommare il valore aggiunto derivante dall’incremento della produzione di abbigliamento in Europa per la generazione di nuova materia prima preziosa, oltre ai vantaggi ambientali e sociali, come la creazione di circa 15.000 nuovi posti di lavoro e la riduzione delle emissioni di CO 2 di circa 4 milioni di tonnellate, equivalenti alle emissioni cumulative di un paese delle dimensioni dell’Islanda. Entro il 2030 è, dunque, ragionevole immaginare un ritorno sull’investimento olistico annuo dal 55 al 70%.
Italia in anticipo
In Italia dal primo gennaio 2022 è entrata in vigore l’obbligo di raccogliere in modo differenziato i rifiuti tessili. Attraverso il decreto legislativo 116/2020, il Paese ha anticipato di tre anni l’attuazione di uno dei decreti contenuti nel “Pacchetto di direttive sull’economia circolare” adottato dall’Unione europea nel 2018, che stabilisce obiettivi vincolanti per il riciclo dei rifiuti e la riduzione del numero delle discariche entro il 2025. Le finalità sono favorire percorsi di riciclo e riutilizzo e, come nel caso dell’industria tessile, ridurre gli impatti causati dal comparto sull’ambiente. Nell’ambito del Piano italiano di ripresa e resilienza, una specifica linea di investimento si propone inoltre di potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di gestione contribuendo al raggiungimento del 100% di recupero nel settore tessile, oggi al 46%. Vengono per questo stanziati 150 milioni di euro per la costituzione di ‘textile hubs’ innovativi, cui si aggiunge una parte del miliardo e mezzo destinato alle amministrazioni pubbliche per il miglioramento dei sistemi di raccolta differenziata e riciclo. I consorzi del riciclo tessile sono, però, ancora in attesa dal ministero della Transizione ecologica dei decreti attuativi del Dls 116 che ne fissi le linee guida e gli obiettivi da raggiungere.
Più di 600mila tonnellate all’anno finiscono in discarica
In Italia, secondo le stime di Ispra, il 5,7% dei rifiuti indifferenziati è composto da rifiuti tessili, si tratta di circa 663mila tonnellate/anno destinate a smaltimento in discarica o nell’inceneritore e che potrebbero essere, in grande parte, riutilizzate o riciclate. La media nazionale pro capite di raccolta di rifiuti tessili è di 2,6 chili per abitante, contro la produzione di rifiuti media europea, che abbiamo visto prima, di 15 kg pro capite. Al momento la raccolta differenziata del tessile è strutturata solo parzialmente sul territorio nazionale e colmare, in breve tempo, le differenze tra regioni non sarà facile.